29 Ottobre 2021

Divorzio Pecci-Perrella, Bini Smaghi in commissione Controllo: “Il museo è diventato la bella addormentata del contemporaneo”

La verità del presidente del Centro dopo la revoca, da parte del cda, dell'incarico all'ex direttrice. "Gli accordi verbali erano chiari ma la controparte, evidentemente, ha pretese a cui non potevamo dare seguito". Per il futuro? "Serve un manager della cultura"


Il Centro Pecci “è diventato la bella addormentata dell’arte contemporanea: al Pecci non ci andava più nessuno”. Il presidente della Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana, Lorenzo Bini Smaghi, non usa mezzi termini per descrivere i motivi che hanno portato al divorzio tra il Cda del museo e l’ex direttrice Cristiana Perrella. In audizione in Commissione Controllo e Garanzia del Comune, Bini Smaghi risponde alle domande dei consiglieri e riannoda i fili di una vicenda spinosa, conclusasi con la decisione del Consiglio di Amministrazione di revocare l’incarico a Perrella agli inizi di ottobre.

“Non c’è stata, a nostro avviso, nessuna leggerezza – commenta il presidente -. Con Perrella abbiamo discusso per molti mesi sulla programmazione delle attività dei prossimi anni, cercando la quadra. Ma alla fine del percorso ci siamo convinti che non potevamo andare avanti”. Visioni diverse, insomma. Di lì la scelta di traghettare il Pecci verso una nuova era, affidandosi nella fase transitoria alla gestione di Perrella che da accordi verbali, ribadisce Bini Smaghi, avrebbe dovuto lasciare l’incarico a inizio 2022, dando le dimissioni con sei mesi di anticipo. Però qualcosa non ha funzionato. “Non ha funzionato perché la controparte, non so perché, evidentemente, ha delle pretese che a cui noi non potevamo dar seguito”, ha ripetuto il presidente.

Per il cda occorreva e occorre ora più che mai una svolta: il Museo non può essere un luogo per soli intellettuali, ma un posto pubblico, aperto al mondo. La risposta, per il Cda, è quindi da ricercarsi in un manager della cultura: una figura che unisca conoscenze in ambito artistico ma anche doti manageriali capaci di attrarre risorse e investimenti e di far girare l’economia del museo.

Dai banchi dell’opposizione sono arrivate numerose critiche, soprattutto da parte dei consiglieri della Lega Marco Curcio e Daniele Spada che hanno chiesto le dimissioni di Bini Smaghi: “Invece di contribuire al rilancio del Pecci pare lo stia affossando – tuonano Curcio e Spada -. Questa vicenda sta generando ricadute negative gravissime per il museo e per tutta la città”.

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