22 Ottobre 2021

Setta satanica, chiesti 6 anni di pena per il “Diavolo” di Montemurlo

Il processo si svolge con rito abbreviato a Firenze


Sei anni di reclusione. È la richiesta di pena che il pubblico ministero Eligio Paolini ha avanzato nei confronti del 24enne di Montemurlo arrestato dalla polizia nel giugno 2020 con l’accusa di essere il presunto capo di una setta e di aver costretto i suoi adepti, fra cui diversi minorenni, a subire atti sessuali, avendoli convinti di essere lui il ‘Diavolo’. Stamani, di fronte al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Firenze Sara Farini, c’è stata la requisitoria del pm e l’intervento delle parti civili, i familiari di dodici dei tredici ragazzi ritenuti parti offese, che si sono costituiti nel processo, svoltosi con rito abbreviato. I loro legali hanno oggi discusso e depositato le relazioni di parte sullo stato psicologico delle vittime.

Il 24enne deve rispondere, oltre a diversi episodi di violenza sessuale, anche del reato di riduzione in schiavitù, che da solo prevede pene edittali fino a 20 anni. La richiesta di pena di sei anni si spiega con il riconoscimento delle attenuanti generiche (per incensuratezza) e dello sconto di un terzo derivante dal rito abbreviato.
Dalle richieste della pubblica accusa, sarebbero inoltre cadute le contestazioni relative alle violenze sessuali nei confronti di un giovane e la riduzione in schiavitù di altri due ragazzi.

Secondo l’inchiesta della squadra mobile di Firenze, il giovane montemurlese, mediante abuso di autorità, violenze e minacce, avrebbe costretto degli adolescenti, di alcuni anni più giovani di lui, in uno stato di soggezione, facendo loro credere di avere poteri soprannaturali, per poi indurli a compiere e subire atti sessuali, con il fine dichiarato di rimuovere “blocchi mentali”, evitare maledizioni ed entrare a far parte di un gruppo di eletti.

L’imputato, assistito dagli avvocati Piernicola Badiani, Sigfrido Fenyes ed Edoardo Orlandi, dopo aver trascorso un anno agli arresti domiciliari, dallo scorso giugno è soggetto al divieto di avvicinamento alle persone offese. Nella prossima udienza prenderà la parola la sua difesa. Sarà l’ultimo atto del processo, prima della sentenza del giudice.

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