25 Novembre 2021

Cento anni fa Malaparte scrisse il suo libro più censurato: Viva Caporetto!

A Milano convegno internazionale dedicato alla ricorrenza. Tra i relatori Walter Bernardi, studioso del grande scrittore pratese


Cento anni fa Curzio Malaparte scrisse e pubblicò uno dei libri più controversi della sua lunga bibliografia: Viva Caporetto! All’epoca lo scrittore pratese aveva 23 anni e ancora non utilizzava quello pseudonimo che lo avrebbe reso celebre nel mondo, ma firmò la pubblicazione con il suo vero nome: Curt Erich Suchert. Il volume, stampato a Prato dall’editore Mario Martini, titolare dell’omonimo Stabilimento Lito-Tipografico, fu subito sequestrato e le copie distrutte con l’accusa di «vilipendio delle forze armate». Quel titolo, Viva Caporetto! Con tanto di punto esclamativo, era troppo provocatorio e inneggiava in modo irrispettoso alla disfatta più celebre e dolorosa – almeno fino a quel momento – dell’esercito italiano. «Lo stesso Malaparte non riuscì a salvare una copia per sé – dice Walter Bernardi, studioso dello scrittore –, di quella prima edizione sono sopravvissute in tutto il mondo solo due copie, gelosamente conservate una all’Istituto Gramsci di Roma e l’altra alla Biblioteca Nazionale di Mosca. Fu lo stesso Malaparte a spedirne una in Unione Sovietica perché il libro era stato ammesso dal Comitato Esecutivo dell’Internazionale comunista. Niente male per un futuro fascista!». Il libro fu poi stampato in una seconda edizione a Roma con un titolo diverso: «La rivolta dei santi maledetti» ma nel testo poco o nulla era cambiato, l’intenzione di Malaparte era quella di rendere onore ai soldati che persero la vita per colpa dell’incompetenza degli ufficiali. Secondo l’autore quell’evento avrebbe dovuto spazzare via la classe dirigente italiana attraverso una rivoluzione che conducesse il popolo al potere. A stravolgere il sistema però non arrivò il comunismo, ma il fascismo e anche Malaparte, che agognava un cambiamento radicale, ne fu attratto e fu tra i primi sostenitori.

 

La prima edizione di Viva Caporetto! sequestrata per vilipendio delle forze armate

 

Walter Bernardi da tempo si sta impegnando per valorizzare la pratesità di Malaparte, presente non soltanto nelle sue opere, ma anche nella formazione dell’uomo e dello scrittore. Nel 2019 ha dato vita all’associazione culturale «Curzio Malaparte pratese nel mondo» e in questa veste è stato invitato al convegno internazionale organizzato dalla Biblioteca di Via Senato a Milano, che custodisce l’Archivio Malaparte. Venerdì 26 novembre studiosi italiani, russi e ucraini parleranno di «Malaparte e la Russia Bolscevica. A cent’anni dalla pubblicazione di Viva Caporetto!». Bernardi terrà un intervento su «Malaparte, la Russia e lo stalinismo nel viaggio verso la Cina di Mao». «Per me è un grande onore essere stato invitato – ammette –; parlerò del soggiorno dello scrittore a Mosca nel 1956, quando già malato, stava per andare verso il fatale viaggio in Cina dove avrebbe incontrato Mao. Ricordo che ci sono molti libri di Malaparte tradotti in russo».

Quello del 26 novembre è il terzo convegno nel giro di due anni promosso nel nome di Malaparte dopo quelli di Varsavia e Parigi. A quest’ultimo, che si è tenuto lo scorso mese di ottobre, Walter Bernardi fu chiamato a presiedere e a tenere le conclusioni di una delle sessioni di studio.

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