8 Novembre 2021

Diffamazione dei Sinti, respinta la richiesta di archiviazione per Donzelli

Il deputato di Fratelli d'Italia aveva invocato l'insindacabilità parlamentare


Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Prato ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura e disposto l’imputazione coatta per Giovanni Donzelli, parlamentare di Fratelli d’Italia, indagato per diffamazione aggravata nei confronti dei sinti. Il deputato è stato denunciato dall’Associazione Sinti per le frasi pronunciate nella diretta Facebook del 1 marzo 2019, quando – a meno di 3 mesi dalle elezioni comunali – Donzelli si recò al campo nomadi di San Giorgio a Colonica (guarda il video) ed oltre a denunciare la situazione di degrado nelle aree limitrofe, lanciò delle accuse su furti ed altri illeciti riconducibili alla presenza dei sinti.

Donzelli, tramite il proprio legale, aveva rivendicato l’esercizio della sua attività politica, invocando l’insindacabilità parlamentare, il principio costituzionale secondo cui i parlamentari non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni e dei voti espressi nell’esercizio delle loro funzioni.

Ma il giudice, nel chiedere l’imputazione coatta, ha accolto l’opposizione dell’Associazione Sinti, rappresentata dall’avvocatessa Alessandra Artese. Quest’ultima aveva sottolineato la gravità della diffamazione contestata, diffusa tramite social e connotata da discriminazione etnica, e aveva argomentato che l’insindacabilità parlamentare – secondo quanto sancito da giurisprudenza costituzionale – può essere invocata soltanto laddove vi sia un collegamento diretto e un nesso funzionale tra l’opinione espressa ed una specifica azione parlamentare effettuata dal deputato.

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