9 Novembre 2021

«Lo sfruttamento dei lavoratori rischia di far diventare marcio tutto il sistema Prato»

Il richiamo della Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi nell'incontro con Michele Buonerba, autore di un libro su rappresentanza e marginalità del lavoro


«Attenzione perché lo sfruttamento all’interno della comunità cinese rischia di far diventare marcio tutto il sistema Prato». Il richiamo arriva dalla Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Prato durante l’incontro promosso per parlare di sfruttamento nel mondo del lavoro e della responsabilità della rappresentanza. L’appuntamento si è tenuto ieri, lunedì 8 novembre, in San Domenico e ha avuto come relatore Michele Buonerba, ex sindacalista Cisl e presidente del fondo pensione Laborfonds, autore del libro «Oltre la marginalità. Senza una buona rappresentanza, la rappresentatività perse efficacia». Presenti all’incontro rappresentanti del mondo sindacale, della politica e dell’associazionismo. «Contro lo sfruttamento nella filiera a conduzione cinese all’interno del distretto di Prato non si può avere soltanto un approccio legalistico – afferma Michele Del Campo, direttore dell’ufficio diocesano per il lavoro – non possiamo appellarci alla Costituzione in difesa dei diritti dei lavoratori e alla legge che non permette determinate manifestazioni di protesta da parte chi viene sfruttato. Facendo così la comunità locale non si mette in discussione, non si interroga. Invece dobbiamo chiederci come si crea integrazione tra etnie che hanno culture e modelli di lavoro diversi». Per Del Campo e Buonerba la chiave è «l’esercizio delle proprie responsabilità nel campo della rappresentanza». In particolare si sottolinea un altro rischio, «quello della connivenza».

 

Michele Buonerba: «Mettere la persona al centro e non le categorie come nel Novecento»

 

La ricetta di Michele Buonerba, profondo conoscitore dei bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici, è l’attivazione di un nuovo welfare sociale. «La rappresentanza dei sindacati è concentrata sul contratto collettivo nazionale del lavoro, ma questo poteva valere solo in un mondo nel quale il ciclo produttivo avveniva nello stabilimento – spiega Buonerba – erano in tempi di chi entrava in fabbrica e ci rimaneva fino alla pensione. Oggi non è più così. Le aziende per abbassare i costi hanno sempre di più esternalizzato». Negli anni novanta i non tutelati, i marginalizzati dal sistema produttivo rappresentavano l’11 degli occupati, oggi sono quasi il 30% e il dato è in crescita. Un altro dato significativo emerso durante l’incontro è che il 70% della forza lavoro italiana è impiegata nel terziario con basso valore aggiunto. «Per questo motivo non ha senso che il sindacato confederale abbia scelto di schierarsi con i garantiti, questa impostazione aumenta la marginalità del lavoro», afferma Buonerba. Secondo lui la risposta sta nel «mettere al centro la persona e non le categorie di persone, come avveniva nel novecento con la contrattazione collettiva». Questo cambiamento di prospettiva funziona solo se questa centralità è contestualizzata: «la persona va messa al centro nel luogo dove vive e va messa in condizione di usufruire di servizi che in passato forniva esclusivamente lo Stato come la sanità, gli ammortizzatori sociali e la formazione continua che prima non era necessaria. Per fare una buona rappresentanza – conclude Buonerba – occorre agire sul territorio e mettere i servizi in rete, soprattutto per chi ha salari bassi. È il territorio a fare la differenza sulla qualità del lavoro e della vita».

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