17 Novembre 2021

Prima condanna per il reato di “sfregio al volto”

Il gip ha inflitto pene complessive per 17 anni di reclusione a tre uomini


Due condanne a 6 anni di reclusione e 16.000 euro di multa ed una terza condanna a 5 anni e 14.000 euro di multa. Sono le pene inflitte ai tre cittadini marocchini che nel marzo scorso ferirono un connazionale al volto, utilizzando un taglierino ed un gancio da traino. La sentenza del giudice ha condannato gli imputati anche al pagamento di una provvisionale di 50.000 euro in favore della vittima.
L’episodio, avvenuto in pieno giorno in via Viottolo di Mezzana, è da inquadrare nell’ambito di un regolamento di conti fra gruppi di spacciatori di cocaina e hashish, attivi nella zona tra Prato, Calenzano e Campi Bisenzio. A chiamare i soccorsi furono alcuni passanti che assistettero al brutale episodio.

Le indagini della squadra mobile contestarono la premeditazione del gesto e l’intenzione di “marchiare” il rivale con uno sfregio in volto, un modo per far capire cosa succede a chi pesta i piedi ad altri pusher che operano in una determinata piazza. I tre imputati, difesi dagli avvocati Tommaso Magni, Costanza Malerba, Antonio Bertei e Concetto Laganà, sono comparsi stamani dinanzi al giudice per le indagini preliminari Francesco Pallini per il processo con rito abbreviato.

Il sostituto procuratore Lorenzo Gestri aveva chiesto una pena di 6 anni e 8 mesi (comprensiva dello sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato) contestando a tutti e tre gli imputati lo spaccio di droga e il reato introdotto nel 2019 con l’articolo 583 quinquies, che punisce con la reclusione da 8 a 14 anni colui che cagiona ad altri “una lesione personale dalla quale derivano la deformazione o lo sfregio permanente al viso”.

Una fattispecie di reato autonoma rispetto alle lesioni personali, inserita nel codice penale dalla legge sul “Codice rosso” finalizzata al contrasto alla violenza di genere, ma che si applica a chiunque infligga uno sfregio permanente al volto di altre persone. É la prima volta che a Prato viene emessa sentenza di condanna per questo tipo di reato.

“Leggeremo le motivazioni della sentenza e faremo appello, perchè a nostro avviso non sono stati considerati alcuni elementi – afferma l’avvocato Costanza Malerba -. Avevamo chiesto al gip di valutare egli stesso l’entità della cicatrice della vittima, che indossava la mascherina. Il giudice ha rigettato la nostra istanza di poterlo vedere senza mascherina e di osservare egli stesso la natura delle ferite. Secondo la giurisprudenza non tutte le lesioni al volto diventano sfregi; occorre un ‘quid pluris’ che determini una deturpazione dell’armonia e della linearità dei tratti del viso”.
Agli atti del processo c’era una consulenza del pubblico ministero che ha descritto le caratteristiche della cicatrice, un taglio lineare dalla bocca all’orecchio.

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