Covid, è boom di casi ma l’ospedale tiene: i ricoverati sono soltanto 49
La direttrice del Santo Stefano Sara Melani sottolinea: "Casi clinici meno gravi grazie al vaccino"
Nel giorno in cui Prato fa segnare il record assoluto di nuovi positivi – ben 1.268 nel territorio provinciale – e in un momento in cui è caos per effettuare tamponi e gestire le quarantene, qualche notizia rassicurante dal fronte pandemia arriva dall’ospedale di Prato, dove i ricoverati in area covid sono 40, cui si aggiungono i 9 pazienti gravi in terapia intensiva. La pressione è salita rispetto alla scorsa settimana, quando i posti letto occupati erano 22, ma la progressione non ha niente a che vedere con i momenti più difficili dello scorso inverno, quando la campagna vaccinale era appena agli inizi. Solo per fare un esempio, il 21 dicembre 2020 (pochi giorni prima del Vaccino day), a Prato erano ricoverati 93 pazienti Covid (di cui 10 in terapia intensiva), ai quali si aggiungevano altri 73 positivi trattati nelle cure intermedie. Il vaccino, insomma – come spiega la direttrice dell’ospedale Santo Stefano Sara Melani – ha svolto la sua funzione di protezione, riducendo la gravità dei sintomi in chi è comunque venuto a contatto con il virus.
Per proteggere i pazienti non Covid dal rischio contagio, a partire da oggi in tutti gli ospedali della Toscana sono vietati gli accessi a visitatori e parenti, salvo situazioni di particolare fragilità che devono essere autorizzate dalla direzione sanitaria. L’accesso, qualora autorizzato, potrà essere concesso solo a chi è in possesso del “green pass rafforzato” oppure “green pass base” più una certificazione che attesti l’esito negativo di un tampone antigenico rapido o molecolare, eseguito nelle 48 ore precedenti. Una misura che serve anche a tutelare gli operatori sanitari, anche loro, come tutta la popolazione, alle prese con positività e quarantene in grande numero. Sono una cinquantina i medici, infermieri e tecnici dell’ospedale costretti a casa in isolamento, sostituiti grazie ad un piano straordinario.
La riorganizzazione dell’ospedale passa anche da una inevitabile contrazione dell’attività chirurgica non urgente, peraltro già prevista come di consueto in questo periodo natalizio, e da una rivisitazione del pronto soccorso con l’estensione dell’area dedicata ai sospetti casi covid. Infine al centro Pegaso per le cure intermedie i posti letto restano 20, ma dalla scorsa notte c’è un medico anche in orario notturno, in modo che possano esservi ospitati pazienti con un quadro clinico un po’ più complesso in uscita dall’ospedale.
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