Domani lo sciopero degli infermieri del Nursind: “Non siamo eroi, ma vogliamo il giusto riconoscimento”
Tra le richieste il corretto rapporto infermiere/pazienti (1 a 6 per i reparti ordinari) e miglioramenti salariali: "Le condizioni di lavoro sono diventate inaccettabili"
Il sindacato degli infermieri Nursind ha indetto uno sciopero nazionale per domani, venerdi 28 gennaio, per manifestare il proprio dissenso verso le politiche sanitarie e il ruolo delle professioni infermieristiche. In Toscana la manifestazione si terrà domani mattina a Firenze. I servizi essenziali – assicura il sindacato – saranno garantiti, come abbiamo sempre fatto. “Non vogliamo creare disagio ai cittadini più di quello che già stanno vivendo. Vogliamo però che tutti sappiano che gli infermieri sono una risorsa fondamentale per tutti i sistemi sanitari del mondo, ma evidentemente non per il nostro Governo e le nostre Regioni”. Tra le motivazioni dello sciopero, ci sono il mancato riconoscimento della professione, anche a livello salariale, e le condizioni di lavoro, sempre più pesanti, dopo due anni di pandemia, che hanno visto in prima fila gli infermieri nella lotta al Covid.
“Scioperiamo perché il governo Draghi non ha ritenuto di dare alcun segnale di vicinanza agli operatori sanitari (infermieri, ostetriche, OSS, professionisti sanitari), erogando già da questo mese le risorse stanziate a dicembre 2020. Il personale medico già da un anno ha giustamente ricevuto mezzo miliardo di euro, il restante personale sanitario e sociosanitario ancora nulla. Siamo i più esposti, garantiamo l’assistenza nelle 24 ore e siamo trattati come figli di un dio minore” scrive il Nursind, che sottolinea come gli infermieri italiani abbiano gli stipendi tra i più bassi d’Europa.
La segreteria Nursind di Prato
“Le condizioni di lavoro sono diventate inaccettabili: spostamenti continui e improvvisi di reparto, ferie bloccate, nessun affiancamento per i neoassunti, montagne di ore di straordinario non pagato, nessuna quarantena per i contatti stretti, sempre sotto-organico, richiamati continuamente in servizio, i più colpiti dalla pandemia, i primi per i quali è stato deciso l’obbligo della vaccinazione per lavorare. Non abbiamo vita al di fuori del lavoro” scrive il Nursind, che aggiunge: “Il peso della responsabilità che poggia sulle nostre spalle è sempre più gravoso. Ci sobbarchiamo a nostre spese l’assicurazione, la formazione e l’iscrizione all’ordine professionale. Non siamo eroi, siamo professionisti e rispondiamo direttamente per ciò che facciamo o non facciamo, ma nulla ci è riconosciuto rispetto a chi non ha le nostre stesse responsabilità e le nostre stesse angosce. Gli applausi e le pacche sulle spalle non ci aiutano ad arrivare a fine mese. Vogliamo poter dare ai nostri assistiti il meglio di noi, della nostra professione. Per poterlo fare abbiamo bisogno di un corretto rapporto infermiere/pazienti (1 a 6 per i reparti ordinari) e di veder riconosciute e sviluppate le nostre competenze. Vogliamo poter svolgere l’attività libero professionale, superando il vincolo di esclusività di rapporto, e poter avere una carriera che premi le competenze specialistiche”.
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