Carenze di organico al Tribunale, la Cgil risponde al ministro Cartabia: “Occorrono interventi straordinari per Prato”
Il rappresentante sindacale, che lavora al palazzo di giustizia, confuta i dati letti dal Guardasigilli: "La situazione è peggiore"
La Funzione Pubblica Cgil e il suo referente Walter Vizzini, che lavora all’interno del Palazzo di Giustizia pratese, confutano i dati forniti dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, che nel rispondere al question time del deputato Giorgio Silli, ha parlato di una scopertura della pianta organica del personale amministrativo pari al 24,7%. Lo stesso parlamentare pratese, nella sua replica aveva reputato i numeri sottostimati. Carte alla mano, Vizzini conteggia la scopertura di organico al Tribunale di Prato al 43,66%. Il dato è lo specchio delle 40 persone – fra direttori amministrativi, funzionari, cancellieri, assistenti, operatori, autisti ed ausiliari – che sono effettivamente presenti in servizio negli uffici giudiziari pratesi, rispetto ad una pianta organica prevista, già sottodimensionata rispetto ad altri distretti della stessa Toscana, di 71 unità. La differenza potrebbe essere spiegata con dati non aggiornati presi a riferimento dal Ministero e con l’inclusione nel conteggio di vincitori di interpello e personale distaccato, che però non presta più servizio al Tribunale di Prato o che è in procinto di traferirsi. I concorsi banditi negli ultimi mesi confermano, purtroppo, la scarsa appetibilità dei posti messi a disposizione a Prato, dove i carichi di lavoro di un Tribunale dichiarato sede disagiata e la vicinanza con la più gradita Firenze, allontanano possibili pretendenti. L’ultimo esempio è il reclutamento in tutta Italia, con fondi Pnrr, di 8.171 addetti agli uffici giudiziari, espletato per contribuire a smaltire i processi arretrati. A Prato erano destinati 40 posti, ma soltanto 12 vincitori di concorso, sui 400 idonei in Toscana, hanno scelto di venire a lavorare al Tribunale della nostra città. Alcuni di essi, avvocati e praticanti avvocati, a poche ore dal prendere servizio sono loro malgrado alle prese con l’ennesimo pasticcio della burocrazia italiana: rischiano la sospensione obbligatoria dall’albo per il periodo di lavoro all’Ufficio del processo, nonostante nel bando fosse stata chiaramente prevista la compatibilità dell’incarico a tempo determinato con l’esercizio della professione forense.
Di seguito le parole di Walter Vizzini, Funzione Pubblica Cgil Prato
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