8 Marzo 2022

Energia: rincari fino al 1000% in pochi mesi, Confindustria: “Situazione fuori controllo”

Il presidente degli industriali Matteini: "Non si può lavorare in perdita, in alcune aziende ci sono già interruzioni della produzione"


La bolletta energetica a carico di imprese e famiglie si fa più pesante ogni giorno che passa dall’inizio della guerra innescata dalla Russia in Ucraina. Le quotazioni di borsa sono in continua crescita: sebbene l’erogazione di gas metano dalla Russia proceda finora con continuità, fra minacce di interruzione, timori generalizzati per il conflitto in atto e fenomeni speculativi, gli incrementi sono imponenti e molto preoccupanti, mentre le previsioni sono difficili e soggette a variazioni anche consistenti, auspicabilmente in positivo se le ostilità dovessero cessare a breve.

Il boom del costo di metano ed energia elettrica

Per il gas metano, dopo 1,20 euro al metro cubo di dicembre c’era stata a gennaio e febbraio una contrazione dei prezzi che li aveva portati a – rispettivamente – 0,91 e 0,86 euro al metro cubo. A marzo, l’impennata: la quotazione in chiusura per il mese in corso prevede 2,10 euro al metro cubo, dopo quotazioni che hanno avuto punte anche di 3,50 euro al metro cubo. Ancora superiori le proiezioni per aprile (2,45 euro al metro cubo) con un modesto arretramento nei mesi successivi, per quanto l’auspicata cessazione della crisi internazionale potrebbe rendere meno severa l’evoluzione delle quotazioni (elaborazioni Consorzio Gas Toscana Nord su dati della Borsa italiana PSV e dell’olandese TTF, aggiornamento a oggi 8 marzo 2022). Negli ultimi due anni, fino a settembre 2021, le imprese hanno pagato mediamente il gas 0,20 euro al metro cubo, mentre il prezzo storico degli ultimi 15 anni nei contratti a prezzo fisso è variato da 0,14 a 0,35 euro al metro cubo: evidente quindi l’enormità degli aumenti.

Per quanto riguarda l’energia elettrica – in Italia fortemente condizionata dal prezzo del gas metano con cui viene in larga parte generata – dopo i già elevati 240 euro al megawattora a gennaio e 200 euro al megawattora a febbraio (comunque inferiori a dicembre 2021), la quotazione del PUN-Prezzo Unico Nazionale registra in questi giorni valori medi intorno ai 400 euro al megawattora. L’entità dell’incremento può essere colta considerando che nel decennio 2011-2020 il costo dell’energia è stato in media di 56,4 euro al megawattora (fonte: Consorzio CEIR su dati European Energy Exchange, aggiornamento a oggi 8 marzo 2022).

Questi giorni hanno visto anche ulteriori impennate di quotazioni di materiali fondamentali per le attività industriali, dal barile di petrolio che ha sfiorato i 140 dollari, al gasolio per autotrazione a 1,9 euro al litro, fino a metalli come il rame (oltre i 10.000 dollari la tonnellata) o l’alluminio (oltre 4.000 dollari la tonnellata).

“Se già lo scorso dicembre c’era un forte allarme per l’incremento della bolletta energetica, ora possiamo parlare di una situazione letteralmente fuori controllo – dichiara il presidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini (nella foto sopra) -. Incrementi di queste entità rendono difficile se non impossibile l’attività delle aziende che ne sono investite: non si può lavorare in perdita, se non per periodi molto limitati, e non a caso in alcune aziende si registrano già interruzioni della produzione. Nei mesi scorsi, quando, ancor prima della guerra, si erano già manifestate tensioni sui prezzi, le aziende hanno fatto dal punto di vista contrattuale e degli investimenti tutto il possibile per tutelarsi, ma non sempre questo è bastato e ancor meno basterà se la situazione che riscontriamo in questi giorni dovesse continuare ancora. Oltre che per i prioritari motivi umanitari e di sicurezza geopolitica complessiva, dobbiamo auspicare con tutte le nostre forze che la guerra in corso si fermi. Quella che stiamo vivendo è una lezione severa: non possiamo permetterci politiche energetiche troppo rischiose e poco lungimiranti”.

“Per il tessile pratese la situazione è molto seria – conclude la vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli (nella foto sopra)-. Il settore ha una connotazione fortemente energivora e, nelle fasi di tintoria e rifinizione, anche gasivora. Gli incrementi di costi che si abbattono sulle imprese vanno spesso a gravare su equilibri di bilancio già di per sé non facili, caratterizzati da criticità sul fronte dei margini. Occorrono provvedimenti sia immediati che a più lungo termine. L’appello fatto già mesi fa all’interno della sezione Sistema moda per una presa in carico del problema da parte di tutta la filiera è, se possibile, ancora più stringente alla luce di questi ulteriori aumenti. Dal punto di vista generale valgono per le aziende di Prato, tessili ma anche di altri settori, le considerazioni che il sistema Confindustria sta facendo e che sta sottoponendo al Governo nazionale: la transizione ecologica diventa sul piano energetico ancor più cruciale ma dobbiamo essere consapevoli che per realizzarla potrebbero occorrere più tempo e più risorse. Tutta questa materia va ripensata alla luce di quanto sta avvenendo e degli effetti diretti e indiretti sulle imprese.”

Imprese “energivore”: nel tessile sono il 76% del totale

Il territorio Lucca-Pistoia-Prato è particolarmente colpito dall’aggravio della bolletta energetica delle industrie. Sono definite “energivore” nel territorio di Confindustria Toscana Nord 2.343 unità locali con 22.314 addetti, che rappresentano il 23% del totale delle persone impiegate nel manifatturiero (classificazione secondo i criteri fissati dalle “Nuove linee guida sugli aiuti di stato all’energia e all’ambiente” dell’Unione Europea pubblicate alla fine dello scorso dicembre). Fra gli addetti del manifatturiero toscano riconducibili ad aziende energivore oltre la metà (il 52%) appartiene all’area Lucca-Pistoia-Prato.

Per il tessile è energivoro il 76% delle imprese del settore ubicate nel territorio; per il cartario è energivoro il 69% delle imprese del settore ubicate nel territorio. Altre imprese energivore si aggiungono in misura significativa nei settori della gomma-plastica, lapideo e metallurgia. Tuttavia ormai il caro-energia ha assunto dimensioni tali da costituire un gravissimo problema anche per aziende per le quali la bolletta energetica ha rispetto alle energivore e ai trasporti un’incidenza minore sul totale dei costi: un problema che investe tutti i settori anche al di là del manifatturiero, coinvolgendo anche attività del terziario, turismo e servizi alle imprese.

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