18 Maggio 2022

Processo Creaf, le arringhe difensive: “Assoluzione per Biffoni e Gestri”

Dopo le richieste di condanna formulate dal pm Boscagli, nell'udienza di oggi hanno parlato le difese


Gli avvocati difensori di Matteo Biffoni e Lamberto Gestri hanno chiesto l’assoluzione per i due ex presidenti della Provincia a processo per cooperazione colposa in bancarotta semplice del Creaf, la partecipata su cui a partire dal 2005 sono stati riversati 22 milioni di euro di soldi pubblici, società dichiarata fallita nel febbraio 2017. A processo ci sono anche gli amministratori del Centro di ricerca e alta formazione tessile mai decollato: Luca Rinfreschi e Laura Calciolai e 4 fra consiglieri di amministrazione e revisori dei conti.

La linea difensiva di Matteo Biffoni
Gli avvocati Pier Matteo Lucibello e Giuseppe Nicolosi (per Biffoni) e Giovanni Renna (per Gestri) hanno contestato i presupposti giuridici adottati dalla pubblica accusa per estendere alla Provincia, socio di maggioranza del Creaf, la responsabilità a titolo di cooperazione colposa nell’aver aggravato il dissesto della società, dilazionando il momento in cui chiedere il concordato fallimentare. All’insediamento alla presidenza della Provincia nell’ottobre 2014 – ha rimarcato l’avvocato Nicolosi – Biffoni veniva informato nell’assemblea dei soci della presenza dei presupposti di continuità aziendale, del serio interessamento di aziende a prendere in affitto spazi del Centro; c’era inoltre – ha aggiunto l’avvocato Nicolosi – la concreta possibilità di concludere i lavori e avviare l’attività del Creaf, in forza di un parere della Corte dei Conti dell’aprile 2014 favorevole a nuove forme di finanziamento della partecipata.
In quel momento particolare (dopo le difficoltà innescate nel maggio 2010 da una legge che – salvo casi circoscritti – impediva ad enti pubblici di finanziare partecipate in perdita da 3 esercizi, quale appunto il caso del Creaf), per completare i lavori all’immobile di via Galcianese si stava cercando di percorrere la strada del finanziamento Fipro della Regione Toscana da cui dovevano arrivare 1,9 milioni di euro, a fronte di un cofinanziamento di 1,4 milioni dal socio Provincia e di 300.000 euro da parte dei comuni soci di minoranza.
I fondi Fipro – secondo la ricostruzione della difesa di Biffoni, che ha citato le testimonianze dei dirigenti della Provincia – avrebbero potuto essere erogati da Palazzo Buonamici a seguito di presentazione di stati di avanzamento di lavori da parte del Creaf; e dopo il finanziamento provinciale si sarebbero sbloccati anche i fondi regionali. Diversa la lettura dell’amministratrice unica del Creaf Laura Calciolari, che senza soldi in cassa non ha fatto partire i lavori e che nel 2016 ha portato i libri in Tribunale.

“La Calciolari – ha detto in aula l’avvocato Giuseppe Nicolosi – non aveva compreso come ottenere il fondo Fipro e la differenza tra un piano di rientro e la presentazione di uno stato di avanzamento lavori per ottenere un fondo Fipro. Neppure il patto di stabilità era una condizione che poteva giustificare l’inadempimento della Calciolari nella stipula di un contratto di appalto, perchè il patto di stabilità andava ad incidere solo sulla tempisticca dell’erogazione delle somme. Questo è ciò che i dirigenti della Provincia hanno detto a Biffoni e hanno detto alla Calciolari. Nel momento in cui il socio di maggioranza sa che i dirigenti e i tecnici hanno stanziato le somme, che attendono per l’erogazione delle stesse la predisposizione dello stato di avanzamento lavori; in quel momento, che cosa avrebbe dovuto fare di più Biffoni? Il presidente della Provincia Biffoni – ha continuato l’avvocato Nicolosi – è stato rispettoso dei ruoli dell’amministratore unico e dei suoi dirigenti. Si fidava di loro e di quello che era scritto in assemblea, perchè fino a luglio 2016 si dava contezza nei verbali di assemblea che c’era continuità aziendale. Quando si è allarmato Biffoni? Quando il revisore unico nel 2016 per la prima volta ha affermato che non vi era continuità aziendale. Allora ha fatto una serie di domande a Calciolari e non ha avuto risposta se non quella di vedere da parte di essa la presentazione del concordato”.

 

L’arringa dell’avvocato di Lamberto Gestri
“L’omesso versamento della quota Fipro si registra in momento successivo al mandato della giunta Gestri, il quale dopo il parere favorevole della Corte dei Conti ha adottato tutti gli atti necessari alla concretizzazione di quel parere, mettendo a disposizione gli strumenti per il completamento dell’investimento” ha detto l’avvocato Giovanni Renna, difensore di Lamberto Gestri, il quale nella sua arringa ha sottolineato: “Sono convinto che l’ingegner Gestri non abbia svolto nessuna funzione tipica dell’ammnistratore di fatto e questo lo pone al riparo dal tentativo di estendere nei suoi confronti condotte omissive che lo porterebbero secondo l’accusa ad una condanna”.

“Quali indicatori avrebbero dovuto far pensare ad un immediato dissesto del Creaf? – Si è chiesto il legale – Non ci sono distrazioni penalmente rilevanti, mai è stata tenuta in maniera fraudolenta la documentazione contabile, non vi sono gravi inadempimenti, non vi sono contenziosi dove Creaf è risultato perdente: l’unico contenzioso in questo periodo è con l’Agenzia delle entrate che ha visto vincitore Creaf sempre per 4 gradi; non c’era neanche un’azione di recupero credito, una causa persa, nessun indicatore che potesse indurre il presidente Gestri a ritenere che potesse esserci un problema di continuità aziendale”.

“In conclusione – ha detto l’avvocato Renna – il presidente Gestri ha avuto sempre una condotta rispettosa della legge, si è sempre adoperato per salvaguardare le finalità del Creaf. Se c’è qualcuno che in qualche modo ha operato per consentire l’ultimazione dell’investimento quello è stato senza dubbio l’ingegner Gestri, il quale si è attivato in maniera determinante per ottenere i fondi Fipro e ha chiesto il parere alla Corte dei Conti. Credo che la responsabilità, se la dobbiamo trovare, andrebbe da essere valutata in coloro che avevano individuato questo immobile e che lo avevano pagato a prezzi fuori mercato o avevano dato incarichi a consulenti applicando onorari che non avevano ragione di essere, ma non certamente a coloro che ereditando una situazione come questa avessero cercato di completare l’investimento”.

 

La richiesta di assoluzione per Gianmario Bacca

A concludere l’udienza di oggi è stato l’avvocato Enrico Guarducci, che ha chiesto l’assoluzione per Gianmario Bacca, commercialista, ex membro del cda del Creaf. Il legale ha sottolineato il breve arco temporale, inferiore a 2 anni, nel quale ha rivestito l’incarico, espressione della nuova giunta Cenni del comune di Prato in sostituzione di un consigliere dimissionario. “Il mio assistito – ha detto l’avvocato Guarducci – ha partecipato soltanto a 28 riunioni. Ha svolto il suo incarico in maniera diligente, aperta, consapevole e capace, in un periodo in cui il collegio dei sindaci ha sempre appurato la continuità aziendale del Creaf. Fino a quando ha rassegnato le dimissioni, dopo il mancato impegno di spesa in favore della partecipata. Destino ha voluto che un giorno dopo le sue dimissioni, la Corte dei Conti ha emesso quel parere favorevole. Bacca ha operato in maniera puntuale e non può essergli attribuita nessuna colpa”.

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