7 Giugno 2022

Referendum giustizia, le ragioni del Sì e del No al quarto e quinto quesito

Il quarto quesito referendario è sulla composizione e le funzioni del consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli direttivi. Il quinto quesito riguarda l'obbligo di raccolta firme per il magistrato che si candidi al Csm


Il 12 giugno gli elettori saranno chiamati ad esprimere il proprio voto in merito all’abrogazione o meno del decreto legislativo 27 gennaio 2006 n. 25 che riguarda la partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Si tratta del quarto quesito referendario, in cui si chiederà di abrogare le norme in materia di composizione dello stesso consiglio direttivo e dei consigli giudiziari nonché, come detto, in materia di competenze dei membri laici ovvero avvocati e professori universitari di discipline giuridiche che ne fanno parte.

 

 

Con l’eventuale abrogazione, i membri laici prenderebbero parte alle votazioni che riguardano l’operato dei magistrati, mentre tale potere ad oggi prevede il coinvolgimento della sola componente dei magistrati. Ecco le ragioni del Sì e del No rispettivamente nelle interviste del senatore della Lega Guglielmo Picchi e della senatrice del Movimento Cinque Stelle Grazia D’Angelo:

 

 

Nel quinto quesito si chiede di abrogare la norma che richiede ad un magistrato di procurarsi da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al consiglio superiore della magistratura. Con l’eventuale abrogazione, un magistrato potrebbe candidarsi senza alcun vincolo di numero di firme.

 

 

Ecco le ragioni del Sì e del No al quinto quesito referendario negli interventi a Intorno alle nove (RIVEDI QUI LA PUNTATA INTEGRALE) dell’avvocato Michele Giacco (associazione Koinè) e dell’avvocato Paolo Solimeno (associazione Giuristi democratici):

 

 

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