Referendum giustizia, Pd in ordine sparso. Gli “avvocati del partito” hanno votato anche qualche Sì
Focus sul partito che a livello nazionale aveva lasciato libertà di coscienza. Anche se il segretario dem Enrico Letta aveva dichiarato: "Se vincesse il Sì, sarebbe un problema"
Sul referendum sulla giustizia il posizionamento dei vari partiti è stato variegato. Se Lega, Forza Italia, Radicali e Italia Viva erano nettamente per il Sì e i Cinque Stelle per il no, Fratelli d’Italia era per 2 No e tre Sì e il Pd non aveva dato indicazioni ufficiali di voto, salvo il fatto che il segretario nazionale Enrico Letta aveva dichiarato: “Se vincesse il Sì, sarebbe un problema”. Nel referendum day vari esponenti del partito democratico pratese sono usciti allo scoperto. Il segretario Marco Biagioni su Facebook mostra la tessera elettorale col timbro del 12 giugno specificando di essersi adeguato alla posizione di Letta votando 5 No.
Più articolate le posizioni della consigliera comunale Monia Faltoni, di Simone Barni, membro della segreteria e anche dell’assessore alla Cultura Simone Mangani, i quali non solo sono andati a votare ma hanno anche optato per il Sì ad alcuni dei quesiti proposti. “Ha ragione Enrico Letta: se fossero passati i Sì a questi referendum, ci sarebbero stati non uno ma ben cinque problemi, che a quel punto però dovevano essere risolti – afferma Barni -. Il tema è che la giustizia in Italia è in una situazione comatosa, da decenni ormai diciamo che siamo in stato di emergenza e con questi cinque problemi davanti il Parlamento non avrebbe più potuto rinviare la soluzione del tema come succede ormai strutturalmente da 30 anni almeno”. “Ho votato un Sì e quattro No, ho votato a favore della separazione delle carriere all’interno della magistratura e su questo sicuramente ha influito la mia professione di avvocato – spiega Mangani -. Ho preferito andare a votare pur optando per quattro No perché credo che l’astensione sia sempre un’arma a doppio taglio”.
Il minimo comune denominatore dei dem che hanno votato Sì sembra essere l’attività o la formazione da avvocati degli stessi. Il sindaco di Prato Matteo Biffoni, avvocato, riferisce di aver votato Sì al primo quesito, quindi a favore dell’abrogazione della Legge Severino sull’incandidabilità per cariche elettive in seguito a condanna, e No agli altri tre, aggiungendo: “Resto convinto che non sia materia da referendum”. La consigliera regionale Ilaria Bugetti dichiara di aver votato “gran parte in linea col Pd e gran parte secondo coscienza”: un po’ di Sì e un po’ di No – in sintesi – senza riferire dove. Infine c’è anche chi ha scelto di non recarsi proprio alle urne, come un altro membro della segreteria, l’ex sindaco di Poggio a Caiano Marco Martini: “Per la prima volta in 50 anni non sono andato a votare perché mi sono chiesto: ‘E’ giusto coinvolgere i cittadini su questi livelli o non si tratta di un abuso dello strumento referendario?’ Noi deleghiamo il Parlamento a deliberare su questi temi. In ogni caso, se fossi andato a votare, avrei votato No”.
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