26 Luglio 2022

Abiti usati, troppi vestiti finiscono nell’indifferenziata. Corertex: “Serve una campagna informativa fra i cittadini”

Sei nuove aziende entrano a far parte del consorzio per il riuso e il riciclo tessile continua a crescere


Il Corertex, il consorzio per il riuso e il riciclo tessile continua a crescere. La scorsa settimana il consiglio d’amministrazione ha approvato l’ingresso di sei nuove aziende all’interno del consorzio, dopo avere ricevuto tutta la certificazione attestante il rispetto delle norme etiche inserite nello statuto del Corertex. Un cammino preciso e puntuale per garantire la massima trasparenza nelle attività del consorzio che ha già avviato il percorso di dialogo con le istituzioni del territorio. I nuovi entrati sono New Comindusa, Rantex, Mitumbatex, Future Evolution, Polo spedizioni e Lmpt. Da sottolineare come le ultime due siano imprese rispettivamente di Livorno e Parma, a testimonianza di come il consorzio inizi ad avere una rilevanza nazionale.

Dal dibattito fra i soci è emersa la necessità di aumentare l’informazione diretta alla cittadinanza sui metodi corretti di conferire gli abiti usati. Dopo l’indagine congiunta di Alia, Regione Toscana e ambiti territoriali dalla quale è emerso che fra l’ottobre e il novembre 2021 nell’Ato Centro solo il 15% degli indumenti usati è andato a riciclo, mentre il resto è finito in discarica, lo stesso Corertex si è attivato per approfondire i numeri. “Abbiamo voluto verificare di persona il trend nell’avvio alla corretta differenziazione dei vestiti usati, mettendoci nei panni di un cittadino che vuole disfarsi dei capi che non indossa più – racconta il presidente del Corertex, Raffaello De Salvo (nella foto) -. I numeri dell’indagine ci hanno fatto una certa impressione, ma purtroppo da un’ulteriore ricerca è emersa molta confusione fra la cittadinanza”.

Qualcuno alle ricerche del Corertex ha risposto che ‘non esiste normativa che regolamenta la raccolta di rifiuti tessili, quindi vanno messi nei sacchi dell’indifferenziata’. Qualcun altro che “la differenziata nel tessile è approvata ma ancora non attiva, quindi i vestiti si buttano nell’indifferenziata”. Affermazioni errate, visto che i vestiti devono andare nel circuito del riuso e del riciclo. “Ci sono siti che correttamente consigliano di portare gli indumenti dismessi nelle apposite campane per la raccolta dei vestiti o di attendere le usuali raccolte porta a porta organizzate dai Comuni – prosegue De Salvo -. Ma evidentemente l’informazione sulle attività legate al nostro settore non è ancora sufficiente. Ricordo ancora una volta che i cicli post consumo buttati nell’indifferenziata non possono essere inceneriti ma solo termovalorizzati o interrati in discarica. E soprattutto in Toscana, dove non ci sono termovalorizzatori, questo si traduce in un danno ambientale ed economico enorme, perché il materiale va interrato e al contempo si butta via preziosa materia prima seconda”.

Dopo i colloqui col sindaco di Montemurlo, Simone Calamai, e i contatti costanti con Alia, dal Corertex arriva così l’invito a organizzare “campagne congiunte di informazione rivolte ai cittadini, sempre più attenti e sensibili alla materia ambientale”. “Dobbiamo raccontare di nuovo il corretto conferimento di questi materiali che si possono e si devono riusare o riciclare – conclude De Salvo -. Il nostro Paese è tra i primi produttori di articoli tessili al mondo ma non abbiamo un chilo di materia prima nel nostro territorio e dobbiamo comprare tutto dall’estero. Soprattutto in questo momento di pesante crisi economica non possiamo permetterci di buttare via preziosi materiali che possono rientrare in un ciclo virtuoso salvaguardando ambiente ed economia. Rivolgo un appello agli enti pubblici e privati toscani e nazionali: se non sapete cosa farne di questi indumenti usati, prima di buttarli in discarica con un doppio danno, informate il consorzio e troveremo la giusta via per valorizzare un rifiuto che possiamo riciclare fino al 97%”.

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