2 Luglio 2022

“Compenso inadeguato”, il sindacato dei giornalisti chiede all’Unione dei Comuni della Valbisenzio di riformulare il bando per addetto stampa

Dura nota dell'Associazione Stampa Toscana che giudica inadeguati 20 mila euro lordi per due anni, incluse le spese che il giornalista dovrà sostenere per lo svolgimento dei propri compiti


Non si può pagare 800 euro al mese, a partita iva, un giornalista chiamato a lavorare almeno tre giorni a settimana: 800 euro che tolte le tasse e i contributi e tutte le spese, dal telefono alla benzina alle attrezzature che dovrà procurarsi autonomamente, diventano assai di meno. L’Associazione Stampa Toscana giudica inadeguato il compenso fissato nel bando di selezione per un incarico libero professionale bandito dall’Unione dei Comuni della Val di Bisenzio: 20 mila euro lordi per due anni, incluse le spese che il giornalista dovrà sostenere per lo svolgimento dei propri compiti.

Il sindacato unico dei giornalisti chiede dunque all’Unione dei Comuni di riformulare il bando tenendo presenti gli aspetti economici in relazione al ruolo professionale chiamato a ricoprire dal giornalista selezionato. “Il bando – sottolinea il presidente del sindacato, Sandro Bennucci – è scritto bene quanto ai requisiti chiesti per svolgere l’incarico. Sono valorizzate esperienze e professionalità pregresse. Ma è sul corrispettivo che non ci siamo. Che di compenso inadeguato si tratta non lo diciamo solo noi, lo dice il contratto della pubblica amministrazione dove viene indicata, dalla stessa P.A., la retribuzione ritenuta congrua per chi svolge questo lavoro. Se un ente decide di non assumere personale, neppure a tempo determinato, ma di rivolgersi ad un professionista esterno, che almeno – conclude il presidente dell’Ast – stanzi per quell’incarico quanto avrebbe speso con un dipendente”.

Ast ha anche sottolineato che, poche settimane fa la Federazione nazionale della stampa, sindacato unico e unitario dei giornalisti, ha siglato un accordo con Anci, l’associazione dei Comuni d’Italia, in cui si ribadisce l’obbligo di iscrizione all’Ordine per chi ha informazione negli enti locali, ma anche il loro inquadramento nel profilo “specialista nei rapporti con i media – giornalista pubblico”.

 

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