1 Luglio 2022

Una guida tutta al femminile per l’Opera Santa Rita

Il cambio al vertice annunciato alla presentazione del bilancio sociale 2021. Alcuni numeri: quasi 900 assistiti e 200 dipendenti. Ricavi per oltre 8 milioni di euro

La neo presidente Renza Sanesi ha fatto emergere alcune criticità: il reperimento di nuovo personale e la difficoltà di garantire qualità agli assistiti «se solo le gare al ribasso sono determinanti per l’assegnazione dei servizi»

Circa novecento utenti accolti nei centri educativi o assistiti negli ambulatori o raggiunti tramite i servizi domiciliari. Duecento dipendenti e ricavi che hanno superato gli 8 milioni di euro, con un utile di 13mila euro (reinvestiti poi nei servizi). Sono i numeri del bilancio sociale 2021 della Fondazione Opera Santa Rita, presentato nella sede di via Armando Diaz, nel complesso ex Cappuccini. Per l’ente educativo e di assistenza dei più fragili, fondato nel 1934 da Virginia Frosini, si è trattato di una occasione particolare perché ha coinciso con la fine del mandato di Roberto Macrì come presidente. Un incarico durato 17 anni e durante il quale il Santa Rita è cresciuto nei numeri e negli interventi nei confronti dei minori a rischio, dei disabili, delle mamme in difficoltà e dei richiedenti asilo.

«Qualcuno si chiede, ma ce lo chiediamo anche noi, cos’è che ha fatto sì che il Santa Rita abbia avuto questo processo di rafforzamento e ampliamento dei propri servizi negli anni – ha detto Roberto Macrì – ed è la capacità di fare rete con tutti i soggetti che operano nel territorio, sia quelli istituzionali, sia gli altri soggetti che fanno servizi come il nostro. Abbiamo sempre cercato di lavorare in sintonia con i suggerimenti dei nostri collaboratori, delle famiglie e dei nostri assistiti. La capacità di fare e di essere pienamente inseriti in una comunità ci ha permesso di raggiungere questi risultati; credo che questo sia il segreto». Come segno di questo lungo cammino all’interno del Santa Rita, Macrì ha voluto fare un «regalo green» alla città: ha donato all’Amministrazione comunale diciassette alberi – uno per ogni anno di presidenza – da piantare in una zona bisognosa di verde.

 

 

Come anticipato lo scorso 18 giugno, sarà Renza Sanesi a prendere le redini del Santa Rita, mentre il ruolo di direttore è stato affidato a Nicoletta Ulivi. Entrambe vantano una lunga presenza all’interno dell’ente. Una direzione dunque tutta al femminile «e nel segno della continuità», come ha osservato il vescovo Giovanni Nerbini. Ricordiamo che la nomina del Consiglio di amministrazione del Santa Rita e del presidente spettano da statuto all’ordinario diocesano. «Il cambiamento è sempre positivo – ha affermato mons. Nerbini dopo aver ringraziato pubblicamente Macrì per il lavoro svolto – perché il nuovo porta sempre uno sguardo diverso sulla realtà e può operare una ricognizione dei bisogni diversa. Il mio augurio è quello che sappiate sempre interpretare i grandi bisogni che emergono, è questo l’elemento fondamentale che deve alimentare la continuità». Alla presentazione del bilancio erano presenti il vice sindaco e assessore al sociale Luigi Biancalani, la consigliera regionale Ilaria Bugetti, la direttrice della società della salute di Prato Lorena Paganelli, i principali collaboratori del Santa Rita e moltissimi dipendenti.

Nel suo primo intervento da presidente Renza Sanesi, dopo aver ringraziato il Vescovo per la fiducia, e la diocesi per la proficua collaborazione, ha individuato, tra le altre cose, alcune criticità che il Santa Rita dovrà affrontare nell’immediato futuro. Pur avendo i conti in salute, l’ente, come tutti gli altri soggetti, ha dovuto fare i conti con il forte aumento dei costi energetici (+38%) e per il vitto (+40%), «se a questo ci aggiungiamo che siamo creditori di 2 milioni e 100mila euro nei confronti delle pubbliche amministrazioni alle quali eroghiamo servizi, capite che qualche difficoltà c’è. Abbiamo arretrati di pagamento di otto, dieci mesi». Un altro punto dolente riguarda il reperimento di personale, sempre più difficile da trovare. Per migliorare la situazione occorre che le convenzioni con gli enti pubblici possano essere riviste, «così da rendere più giusta la gratificazione economica per il personale, che altrimenti si sposta a lavorare nel pubblico», ha detto Renza Sanesi. Ultima questione è quella relativa agli appalti: «un servizio di qualità ha un costo, non è pensabile che solo le gare al ribasso siano determinanti per l’assegnazione dei servizi», ha concluso la neo presidente.

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