21 Settembre 2022

Profughi ucraini, terminata l’accoglienza nelle famiglie. La Caritas: «Grazie ai pratesi per la fraterna disponibilità»

Gli ultimi sfollati, una mamma con figli, sono tornati in patria domenica scorsa. In tutto sono state quarantacinque le persone ospitate per sei mesi


Con l’ultima famiglia che domenica scorsa ha fatto ritorno in Ucraina, è terminata l’accoglienza diffusa nelle case dei pratesi coordinata dalla Caritas diocesana e dall’associazione il Casolare.

In tutto sono state quarantacinque le persone, in particolare mamme con figli minorenni, ospitate da una ventina di famiglie accoglienti che si sono rese disponibili a dare un alloggio e un sostegno a chi stava scappando dalla guerra. «Vogliamo ringraziare i pratesi che nei mesi scorsi hanno aperto le porte delle loro case con fraterna disponibilità – dice Sandra Gramigni, responsabile del progetto per conto del Casolare – la loro azione è stata un esempio di testimonianza cristiana che ha permesso di alleviare la sofferenza, soprattutto per donne e bambini, costretti a lasciare il proprio paese colpito da una guerra assurda».

L’inserimento dei profughi ucraini nelle famiglie pratesi seguite dalla Caritas è iniziato a fine febbraio, pochi giorni dopo lo scoppio del conflitto, ed è durato sei mesi. L’associazione il Casolare, l’agenzia della Caritas dedicata all’emergenza casa, ha seguito e supportato ospitati e ospitanti nella compilazione dei documenti necessari per essere in regola nell’accoglienza. «Ci siamo sempre interfacciati con la Questura per la richiesta dei permessi di soggiorno d’emergenza – aggiunge Sandra Gramigni – ci siamo coordinati con le scuole per l’inserimento dei bambini, abbiamo compilato le domande relative ai sussidi, trovato interpreti per comunicare e attivato le tessere dell’Emporio per i bisogni alimentari». Questa rete solidale ha creato relazioni e permesso alle mamme ucraine e ai loro figli di poter trascorrere in modo caloroso e dignitoso questo lungo e difficile periodo lontano da casa. «Ora la situazione è cambiata – afferma la volontaria del Casolare –, le donne e i bambini sono potuti ritornare nel loro paese oppure si sono avvicinati al confine in modo da ricongiungersi con i mariti e il resto della famiglia rimasta in Ucraina».

Caritas sottolinea inoltre che l’ospitalità è stata totalmente a carico delle famiglie pratesi, che si sono occupate anche dei costi per la scuola, lo sport e della salute dei propri ospiti. «Lo Stato ha attivato un piccolo sostegno economico da erogare direttamente ai profughi ucraini, ma non è stato facile da ottenere, mentre niente è previsto per chi aveva deciso di accogliere», conclude Gramigni.

La Caritas di Prato è ancora in contatto con una cinquantina di sfollati ucraini, anche in questo caso si tratta di donne con figli, attualmente ospiti di parenti o connazionali residenti in città. Queste persone vengono aiutate con le tessere dell’Emporio della Solidarietà e tramite il recente progetto di Caritas italiana che prevede la distribuzione di tessere alimentari utilizzabili nei supermercati Conad.

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