28 Ottobre 2022

Addio al dottor Antonio Bavazzano, figura di riferimento della geriatria pratese e italiana

Lo specialista ha introdotto un nuovo approccio multidisciplinare e modelli innovativi di assistenza ai malati di Alzheimer


E’ scomparso all’età di 82 anni il dottor Antonio Bavazzano, per tanti anni primario di geriatria dell’ospedale Misericordia e Dolce e figura di riferimento per questa specialistica a livello nazionale, membro del Consiglio Direttivo Nazionale della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia, in cui ha svolto anche il compito di segretario. Lo ricordano con affetto i colleghi e tutto il personale della Geriatria e si uniscono al cordoglio ed esprimono vicinanza ai familiari anche i colleghi delle Direzioni sanitaria e infermieristica dell’Ospedale Santo Stefano, del Dipartimento delle Specialistiche Mediche, dell’Area delle malattie cerebro-vascolari e degenerative e la Direzione Aziendale.

Dal 1970 Bavazzano (nella foto in alto, assieme alle colleghe) ha esercitato la sua professione di medico geriatra presso l’ospedale di Prato e dal 1988 fino al suo pensionamento, è stato Direttore della Unità Operativa di Geriatria presso l’allora Azienda U.S.L. n° 9 poi 4,  portando la Geriatria in Ospedale e trasformandola in reparto per acuti, pur spostando il punto di osservazione dal reparto ospedaliero all’ambiente di vita dell’anziano, attraverso un osservatorio permanente sulle caratteristiche e sui bisogni della popolazione anziana dell’area.

“Ha così realizzato,  in maniera pioneristica – ricorda la Asl Toscana Centro – l’integrazione dei servizi tra ospedale e territorio, tra  sanitario e sociale. Tale metodologia di lavoro che garantiva la gestione unitaria dell’intera rete trovò la sua formalizzazione nella Unità Valutativa Geriatrica (UVG “non è una struttura rigida ma una metodologia di lavoro”); ha sviluppato tutti gli aspetti dell’assistenza all’anziano con particolare attenzione  alle sindromi geriatriche per cui la” rete” doveva creare prossimità fino ad intercettare il bisogno e presa in carico”.

Attraverso l’integrazione con altre discipline, Bavazzano ha rafforzato il ruolo del geriatra quale riferimento per la gestione dell’anziano complesso ospedalizzato costruendo le prime collaborazioni con gli  ortopedici,  gli oncologi, dalle quali poi sarebbero nate l’orto-geriatria e l’onco-geriatria.
Nel 1988 ha organizzato il Centro per lo studio e la cura dei disturbi cognitivi a gestione geriatrica. Ha  fatto parte di innumerevoli commissioni sanitarie e sociosanitarie Regionali: è stato  componente della commissione ministeriale per il  Progetto obiettivo Anziani del Piano Sanitario  nazionale 1994-1996 .

Dello stesso periodo è la Scuola per operatori Geriatrici in collaborazione con l’Università Cattolica di Roma.

Nel  1999  ha partecipato al gruppo di lavoro  regionale per l’erogazione  dei nuovi farmaci Inibitori delle Colinesterasi (progetto Cronos) che ha successivamente dato origine alle Unità di Valutazione Alzheimer istituite dal Ministero della salute  su tutto l’ambito nazionale.
Ha  progettato e sviluppato un modello innovativo  di assistenza  alla Demenza  con  la creazione di un  Centro diurno rivolto alla persona con  malattia e al Suo caregiver: la Casa di Narnali , mettendo in atto le cure “Non farmacologiche” dei sintomi psichici e comportamentali della demenza (BPSD) secondo il  modello “Gentlecare” e  valorizzando il ruolo terapeutico dell’ambiente inteso come spazio e persone;  il Giardino Alzheimer (wander garden) realizzato in collaborazione con la Facoltà di Architettura dell’ Università di Firenze (gruppo Tesis diretto dal Prof. Romano del Nord) è tutt’ora un fiore all’occhiello della nostra realtà, per bellezza e appropriatezza  terapeutica.

I colleghi della geriatria ricordano con gratitudine l’insegnamento del dottor Bavazzano: “Ci hai insegnato che: un geriatra deve essere un bravo dottore, deve sempre guardare il malato e chi lo accompagna, deve essere curioso di capire non solo cosa ha ma anche chi è quel paziente, un geriatra deve sempre immaginare a casa sua il paziente che ha di fronte”.

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