4 Ottobre 2022

Al Santo Stefano un nuovo protocollo clinico per diminuire le trasfusioni ai pazienti chirurgici

Si tratta di una strategia con approccio multidisciplinare che mette al centro la sicurezza del paziente chirurgico, il miglioramento dei risultati clinici sulla base della risorsa sangue prevedendo e riducendo in modo significativo i rischi trasfusionali


Si chiama Pazient Blood Management (PBM), il protocollo clinico frutto del lavoro di un team di chirurghi generali, anestesisti, trasfusionisti e medici internisti dell’Ospedale Santo Stefano. Si tratta di una strategia con approccio multidisciplinare ed integrato che mette al centro la salute e la sicurezza del paziente chirurgico, il miglioramento dei risultati clinici sulla base della risorsa sangue prevedendo e riducendo in modo significativo i rischi trasfusionali. Il protocollo si pone infatti come obiettivo primario la riduzione del numero di trasfusioni e si riferisce a tutto il percorso di cura del paziente chirurgico: preoperatorio, intraoperatorio e postoperatorio. La gestione appropriata della risorsa sangue consiste in tre categorie di approccio di cura: ottimizzare la capacità di produrre globuli rossi, minimizzazione delle perdite ematiche perioperatorie e utilizzo ottimale delle risorse fisiologiche del paziente in modo da tollerare la condizione di anemia. Una gestione corretta del paziente prima dell’intervento chirurgico è fondamentale. Molti pazienti arrivano in sala operatoria con anemia, che risulta essere una controindicazione negli interventi che prevedono un importante sanguinamento oltre ad essere un fattore di rischio per ricevere la terapia trasfusionale. Il Centro nazionale Sangue ha promosso il Pazient Blood Management come strategia diretta a predisporre strumenti e metodi innovativi per garantire l’appropriatezza della gestione, sia organizzativa che clinica, della risorsa sangue, valutando tutti i fattori di rischio trasfusionale modificabili prima che sia necessario ricorrere alla terapia trasfusionale.

Prima dell’intervento viene valutato il paziente individuando le condizioni cliniche che possono rappresentare fattori di rischio per complicanze perioperatorie. I pazienti a rischio sono trattati attraverso una serie di strategie, tecniche farmacologiche e screening. Nella fase dell’intervento viene effettuato un monitoraggio dell’andamento della condizione di anemia ed attuate strategie chirurgiche ed anestesiologiche che consentano una riduzione delle perdite ematiche. Le procedure chirurgiche sono pianificate in modo da ridurre al minimo il traumatismo dei tessuti e prevedono nel campo operatorio l’utilizzo di agenti emostatici compatibilmente con le condizioni cliniche del paziente. Al termine dell’intervento è importante stabilizzare il paziente, nelle prime ore viene trasferito nella Recovery Room con monitoraggio di tutti i parametri e proseguirà il percorso fino alla stabilizzazione clinica.

Le evidenze scientifiche dimostrano che l’applicazione del PBM determina risultati migliori, una limitazione delle complicanze perioperatorie, una riduzione dei tempi di ospedalizzazione ed un rapido recupero alla vita quotidiana del paziente. Curare l’anemia pre-operatoria e stabilizzare clinicamente il paziente prima di affrontare l’intervento chirurgico garantisce quindi un notevole vantaggio per la salute del paziente e riduce la durata del ricovero ospeliero. Il gruppo di lavoro del Santo Stefano che ha curato il protocollo clinico è composto dal Guglielmo Consales, direttore Anestesia e Rianimazione; Antonio Crocco, direttore immunologia e medicina trasfuzionale; Laura Campiglia dirigente anestesista e Simone Anderini referente infermieristico. Il team di coordinamento ed approvazione del documento: Franco Vocioni, direttore del Dipartimento Medicina di laboratorio; Stefano Michelagnoli, direttore Dipartimento chirugico; Sara Melani, direttrice sanitaria dell’ospedale e Daniela Ammazzini; direttrice assistenza infermieristica Prato.

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