5 Ottobre 2022

Crisi d’impresa guida alla rivoluzione, con il nuovo Codice è scomparso il concetto di “fallimento”

A Prato il confronto sul nuovo Codice della crisi organizzato da Ordine dei Commercialisti, Camera di Commercio e Confindustria Toscana Nord


C’è una rivoluzione, silenziosa ma di grande rilevanza, che dal 15 luglio scorso ha investito il mondo delle imprese: è andato definitivamente in pensione il vecchio Codice fallimentare, che faceva riferimento a un Regio decreto del 1942, e ha fatto il suo esordio il nuovo Codice della crisi che cancella una volta per tutte il concetto di fallimento e parla di composizione della crisi e liquidazione giudiziale. Delle novità collegate a questa rivoluzione si è parlato ieri a Prato nel corso di un confronto con oltre duecento partecipanti promosso dagli Ordini dei dottori commercialisti di Prato e Pistoia, dalla Camera di commercio di Pistoia e Prato e da Confindustria Toscana Nord. Hanno introdotto il tema Dalila Mazzi, presidente della Camera di Commercio di Pistoia e Prato, Filippo Ravone e Angelo Vaccaro, presidenti dei Commercialisti di Prato e Pistoia, e Fabia romagnoli, vicepresidente di Confindustria Toscana Nord. È seguita una tavola rotonda con Raffaella Brogi, giudice delegata del Tribunale di Prato, Paolo Bastia dell’Alma Mater di Bologna, Roberto Bellè, consigliere della Corte di Cassazione, Simona Bonomelli, commercialista e Sandro Pettinato, vicesegretario di Unioncamere. L’iniziativa ha avuto il patrocinio dell’Osservatorio sulle crisi d’impresa.

“Anche a Prato c’è grandissima attenzione per questo momento di profondo mutamento. Stiamo gestendo una fase rivoluzionaria con una parola d’ordine chiara: è necessario prevenire a tutti i costi le crisi d’impresa attraverso gli strumenti di monitoraggio che la nuova normativa indica, non sarà facile ma è necessario – mette in evidenza Filippo Ravone, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Prato -. Con la nuova visione e il nuovo ruolo assegnato alle imprese, a partire dagli anni Duemila, ci si è resi conto che era ormai anacronistico gestire, sulla base della vecchia legge fallimentare, la fase liquidatoria e patologica della crisi d’impresa e diveniva fondamentale cercare di prevenire la crisi stessa in modo da evitare le pesanti ricadute economiche e sociali della procedura”.

Quindi non più interventi quando le imprese sono al capolinea. “Il codice della crisi disciplina anche l’impresa in bonis, quando ancora non ha esordito la fase patologica – aggiunge Ravone – proprio perché l’imperativo è prevenire la crisi la nuova normativa detta tutta una serie di obblighi e adempimenti anche per l’impresa che non ha alcun tipo di problema. Si tratta, ad esempio, del calcolo di indicatori, report periodici, controllo del budget in un orizzonte temporalmente contenuto”.

Le criticità non mancano e tutti gli attori devono affrontarle insieme. “Agli imprenditori è richiesto di cambiare la mentalità mentre rilevanti responsabilità vengono affidate agli amministratori, insieme all’organo di controllo, quindi a noi commercialisti – fa notare Ravone – Alle aziende serve nuova consapevolezza e anche una struttura adeguata. Per questo è bene che specialmente le piccole imprese si affidino a professionisti di fiducia, in grado di sostenere adeguatamente questo passaggio”.

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