21 Novembre 2022

Il mercato del lavoro pratese regge alla crisi energetica: cresce il numero degli addetti

I nuovi occupati sono a contratto determinato e indeterminato, ma il dossier commissionato al Pin non chiarisce se sono full time o part time (tipica forma di lavoro scelta dagli imprenditori cinesi)


Un mercato del lavoro sano, anche se non ancora ai livelli pre pandemia. E’ quello pratese, secondo la fotografia scattata dal rapporto dell’ “Osservatorio del mercato del lavoro e della formazione della Provincia di Prato”, promosso da Comune di Prato e Co.Ge.F.I.S. (il Comitato di Gestione dei Fondi per gli Interventi Sociali, ente paritetico pratese costituito da Confindustria Toscana Nord e CGIL, CISL e UIL) e da questi affidato al PIN-Polo Universitario Città di Prato.

Due i dati che parlano della dinamicità del settore occupazionale della nostra provincia: il primo è quello relativo alla crescita del numero degli addetti. Al 30 settembre 2022 nella provincia di Prato risultavano attive 29.206 imprese, in crescita per quasi tutti i settori nel confronto con la fine dell’anno precedente, con le eccezioni del tessile e del commercio al dettaglio (rispettivamente -1,54% e -0,98% ). Alla stessa data, il numero complessivo degli addetti risultava cresciuto di oltre 4.000 unità (+3,94%) rispetto alla fine del 2021, con un segno positivo che riguarda tutti i settori senza eccezioni: +2,48% il tessile, +5,96% l’abbigliamento, +8,06% la meccanica, +8,49% le costruzioni, +1,94% il commercio all’ingrosso, +2% il commercio al dettaglio, +11,36% l’alloggio, +7,52% la ristorazione. L’altro dato è quello relativo alle dimissioni, il 30%: si tratta di una percentuale molto elevata che può essere giustificata dal fatto che il mercato del lavoro pratese mostra effettive alternative occupazionali per chi offre lavoro. Nella maggioranza dei casi, infatti, chi si dimette non passa allo stato di inattivo, ma – più semplicemente – cambia lavoro.

La situazione fortemente dinamica a livello di addetti trova conferma anche nell’andamento sia degli avviamenti che delle cessazioni. In particolare, nel 2022 gli avviamenti sono stati il 22% in più rispetto al primo semestre dell’anno precedente, a fronte però anche di un maggiore incremento delle cessazioni (+36%). Le dinamiche fra avviamenti e cessazioni hanno così determinato saldi negativi che, rapportati ai movimenti complessivi (assunzioni più cessazioni), collocano il dato a quota -2,5%. Il segno meno è più spiccato per le donne (-4,5%) rispetto agli uomini (-0,5%): “Ad incidere sul segno meno del saldo tra avviamenti e cessazioni c’è la scadenza dei contratti della scuola a fine anno scolastico – spiega Enrico Fabbri, uno dei due ricercatori del Pin a cui il rapporto è stato affidato -; se non contassimo i lavoratori di questo comparto, ci sarebbe addirittura un saldo positivo. In generale quello pratese è un mercato che regge, anche se non è tornato ai livelli pre pandemia”.

“C’è un dato che ci fa particolarmente sperare ed è quello dei contratti degli avviamenti: gli avviamenti a tempo determinato sono la maggioranza, il 50,6% del totale, e quelli a tempo indeterminato il 34,5% – dice Lorenzo Pancini, presidente del Cogefis e segretario della Cgil di Prato -; certo è che anche nelle aziende cinesi si predilige la contrattazione a tempo indeterminato, parti time. Andrà approfondito se questi avviamenti sono full time o part time. Da segnalare anche che i contratti di apprendistato hanno avuto nel 2022 un aumento, a testimonianza dell’interesse verso una tipologia contrattuale che si presenta come uno strumento di riproduzione delle conoscenze. In contrazione invece i contratti di lavoro atipici”. “Il nostro è un territorio straordinariamente ricco di stimoli per chi voglia affrontare temi economici, sociali e del lavoro. L’attività che stiamo conducendo col Pin rappresenta un contributo importante che concorre con questi alla composizione del quadro complesso e articolato della nostra Prato. Quello che emerge dal dossier e che ci fa particolarmente piacere è che le nostre aziende reggono, reggono alla crisi energetica e a quella economica”, ha detto la vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli.

 

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