28 Novembre 2022

Permessi “facili”, il Tribunale condanna i coniugi poliziotti

A Massaro e Brunetti comminate pene rispettivamente di 5 anni e 3 anni e 2 mesi. Gli avvocati difensori preannunciano ricorso in Appello


Sono stati condannati per corruzione a 5 anni Maria Cristina Massaro e a 3 anni e 2 mesi Roberto Brunetti, i due poliziotti della Questura di Prato coinvolti nell’inchiesta sui permessi di soggiorno “facili” concessi a cittadini cinesi in cambio di denaro e regali. A distanza di oltre sette anni dai fatti contestati, oggi il Tribunale di Prato ha emesso la sentenza del processo di primo grado.
In favore di Massaro e Brunetti, per i quali il pm Laura Canovai aveva chiesto rispettivamente pene di 8 e 6 anni, sono intervenute assoluzioni per alcuni episodi corruttivi contestati e per altri episodi è giunta la riqualificazione dell’ipotesi di reato in indebita percezione di utilità per l’esercizio conforme a legge delle sue funzioni, in quanto è stato accertato che le pratiche in questione, seguite dalla Massaro, all’epoca vicedirigente dell’ufficio immigrazione, erano state debitamente istruite. I due poliziotti sono stati assolti, “perchè il fatto non sussiste” anche dall’accusa di aver attestato una condizione di separazione coniugale non vera per ottenere vantaggi fiscali.
Per altri capi di imputazione è stata dichiarata la prescrizione, fra cui un presunto episodio corruttivo contestato a Massaro per il quale una consulente del lavoro divenuta in questo processo teste chiave dell’accusa patteggiò nel 2017 una pena ad 1 anno e due mesi.
Il presidente del collegio giudicante Silvio De Luca ha poi dichiarato Maria Cristina Massaro interdetta in perpetuo dai pubblici uffici e interdetta legalmente per la durata della pena; e Roberto Brunetti interdetto dai pubblici uffici per la durata di 5 anni.
È stato assolto “perchè il fatto non sussiste” il terzo imputato, Paolo Frassetti (assistito dall’avvocato Michele Nigro), medico di famiglia di Brunetti, per un altro filone di indagine, quello che ipotizzava la truffa ai danni dello Stato per assenze dal lavoro del poliziotto (anch’egli scagionato da questa accusa) dovute a motivi di salute, suffragati da certificati medici.

Il commento degli avvocati difensori
I legali dei due poliziotti, gli avvocati Manuele Ciappi e Mauro Cini preannunciano ricorso in appello e in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, la cui pubblicazione è prevista entro 90 giorni, commentano così l’esito del processo: “Oggi possiamo soltanto dire che suscita un po’ di perplessità l’affermazione di responsabilità della signora Massaro in relazione al reato di corruzione per essersi adoperata per il rilascio del permesso di soggiorno in favore di una donna che avrebbe falsamente asserito di essere in stato di gravidanza: ciò perché dall’istruttoria dibattimentale è emerso che l’unica accusatrice – la signora “Neve” – ha espressamente escluso di avere mai consegnato o anche soltanto promesso alcuna somma di denaro alla signora Massaro in relazione a questa specifica pratica di soggiorno, essendo emerso altresì che la signora Massaro – al contrario di quanto si era ritenuto in fase di indagini – non è mai intervenuta nella gestione di questa pratica di soggiorno e che perfino il Dirigente della Polizia Giudiziaria che ha svolto le indagini a suo carico ha espressamente riconosciuto che dagli atti risultava che la signora Massaro fosse convinta che la cittadina cinese fosse effettivamente incinta. Sicché, non si comprende come possa affermarsi che la predetta si sia consapevolmente adoperata per far ottenere alla cittadina cinese qualcosa che non le spettava. Tuttavia, se il Tribunale ha ritenuto diversamente, avrà certamente rinvenuto elementi per esplicitare un percorso motivazionale idoneo a sostenere questa affermazione di responsabilità. Dunque, siamo ansiosi di leggerlo.
Qualche perplessità suscita anche la condanna di entrambi i coniugi per l’ipotesi di corruzione per l’inserimento dei minori nei permessi di soggiorno dei genitori: dal processo è emerso, infatti, che sulla base della normativa, i minori potevano essere legittimamente inseriti nei permessi, in sede di rinnovo, anche se erano assenti dal territorio dello Stato; tanto che lo stesso Pubblico Ministero ha ricostruito il reato di cui si tratta, non più come una ipotesi di condotta contraria alla legge, ma come una ipotesi di indebita percezione di utilità per l’esecuzione di un atto conforme alla legge, residuando però la domanda su quale fosse, a quel punto, l’utilità dell’intervento della signora Massaro, per l’ottenimento di un qualche cosa che spettava per legge. Anche in questo caso, siamo ansiosi di leggere la motivazione della sentenza”.
“Partendo da 13 capi di imputazione, l’affermazione di colpevolezza per 2 sole ipotesi di reato rappresenterebbe un primo step da valutare certamente in termini positivi, se non fosse per le condanne irrogate, le quali, seppur notevolmente inferiori rispetto a quelle richieste del Pubblico Ministero, ci appaiono ugualmente troppo severe” commentano gli avvocati Ciappi e Cini.

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