24 Dicembre 2022

«A Natale Dio ci chiede di fargli spazio», il messaggio di auguri del vescovo Giovanni ai pratesi

Le difficoltà economiche vissute da molte famiglie e la tragedia della guerra sono in cima ai pensieri di mons. Nerbini, che invita a vivere questa grande festa accogliendo il figlio di Dio con uno stile di vita «assolutamente nuovo di verità, fraternità e pace»


In occasione di Natale pubblichiamo, anche in versione video, il messaggio di auguri del vescovo Giovanni Nerbini ai pratesi. 

Siamo ormai alle soglie del Natale e se per molti questo giorno rappresenta la festa per eccellenza sentita come nessuna altra nell’anno, dobbiamo fare i conti con situazioni che penalizzano singoli e famiglie su tanti differenti versanti. L’ultima crisi in ordine di tempo, dovuta all’aumento vertiginoso dei carburanti evidenza le grandi disparità economico-sociali tra chi ha molto e può permettersi tutto e chi non sa come affrontare la vita quotidiana con le sue ineludibili esigenze e questi secondi sono statisticamente sempre in crescita. Mi è capitato proprio recentemente di conoscere nuove situazioni di grande sofferenza familiare e personale dovute a malattie, divisioni nelle famiglie, lutti, solitudini che tolgono a piccoli e grandi la gioia non solo di partecipare a qualsiasi lieta celebrazione, ma anche soltanto di coltivare la speranza che le cose potranno ben presto cambiare in meglio. Anche la situazione di conflitto in Ucraina, che ci viene riproposta più frequentemente, ma è non l’unica, con il suo tragico bagaglio di morti e devastazioni immani solleva tanti interrogativi e colpisce pesantemente le sensibilità dei piccoli e degli adolescenti suscitando paure e sfiducia. La domanda se festeggiare e cosa festeggiare è quindi perfettamente legittima e merita alcune considerazioni.

Prima di tutto credo che ci venga chiesto di non rimuovere l’evidenza che il quotidiano ci mette di fronte, semplicemente perché molti di noi non mancano del necessario e vivono una condizione di benessere diffuso umano e spirituale. Ogni problema ignorato, squilibrio accantonato è un ulteriore macigno che aggrava la situazione generale e rende precaria la tenuta sociale nazionale ed internazionale; è un conto rimasto in sospeso che prima o poi saremo chiamati a saldare. Dovremmo poi fare seriamente i conti con lo stravolgimento del Natale causato da un consumismo sfrenato ed assurdo. Il Natale da festa religiosa, intima, personale e comunitaria, spirituale e umana è diventato un grande infinito mercato. Provate a porre domande ai piccoli, agli adolescenti e scoprirete una sorprendente realtà. Il Natale non può essere ridotto ad una bella tradizione, una calda atmosfera di luci e regali, ad una emozione da vivere insieme, ma è un messaggio, un appello all’uomo ad accogliere il figlio di Dio e con esso uno stile di vita assolutamente nuovo di verità, fraternità e pace. L’incarnazione è la Parola certa di Dio che il mio cammino personale come quello di ogni altro uomo e del cosmo intero è nella mani di Dio, destinato ad un fine di salvezza nonostante gli errori umani. “Se anche una madre si dimenticasse del proprio figlio, io non ti dimenticherò mai” dice Isaia. Il Natale è tappa fondamentale di questo impegno che Dio ha preso con se stesso. Credere a questo è essenziale per la felicità di ogni persona. Credere nella presenza del figlio di Dio apparso nella carne genera fiducia, ottimismo e speranza perché egli è coinvolto non spettatore. È credere alla forza dell’amore che vince ogni difficoltà e paura e genera amore come tante volte ha già fatto in questi duemila anni di storia. E solo questo Dio ci ha mostrato la strada della pace che l’uomo non conosce e continua a negare. Sarà solo mettendo le mani con Lui alla sua costruzione di un mondo nuovo che noi potremo realizzarla pienamente e definitivamente sottraendoci ad un infinito “ritorno” delle vecchie logiche di dominio e distruzione. Bellissimo l’annuncio di Isaia che sarà proclamato durante la Messa della notte: “Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco”. La pace piena e definitiva è qui evocata come un rogo che consuma ogni apparato bellico che porta il segno del sangue delle vittime. Dio a noi chiede solo una cosa: credere e fare spazio a Lui, fare la nostra parte.

+ Giovanni Nerbini
Vescovo di Prato

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments