2 Dicembre 2022

La La Lab: al via i laboratori rivolti ai giovani per superare le difficoltà dovute alla pandemia

Il progetto si rivolge alla fascia d'età tra 14 e 21 anni. 1.500 i questionari distribuiti tra ragazzi e famiglie in uscita dal periodo di lockdown per capirne i bisogni


È stato presentato questa mattina in Salone consiliare ” La La Lab”, il percorso di co-progettazione che coinvolge gli enti del terzo settore nell’attivazione di laboratori di socializzazione, rivolti ai giovani che, in uscita dal periodo di pandemia, abbiano la necessità di ritrovarsi, di fare attività laboratoriali o semplicemente gestire il tempo libero in contesti informali ma con il supporto di associazioni che da tempo operano in questo campo.

Erano presenti il vice sindaco e assessore alle Politiche sociali Simone Faggi, l’assessore all’Istruzione Ilaria Santi, Maria De Simone dell’ Ufficio Scolastico Regionale, Marco Armellini, direttore dell’ unità funzionale Salute mentale infanzia e adolescenza dell’Usl Toscana Centro, la dottoressa Sara Campanile della stessa Unità e Francesco Famiglietti e Alessia D’Alise, presidente e vicepresidente della Consulta provinciaqle degli studenti.

Il percorso, deciso in seguito ad un’attività di ricerca svolta nell’anno passato nelle scuole pratesi per valutare i bisogni dei nostri ragazzi e ragazze in uscita dal periodo di lockdown, ha visto la partecipazione dell’Ufficio Scolastico Territoriale, della Provincia, dell’azienda USL Toscana Centro, della Società della Salute e di alcune associazioni che operano in ambito di inclusione sociale dei giovani del territorio. È stato promosso dall’assessorato alla Pubblica istruzione e alle Pari Opportunità, in sinergia con l’assessorato alla Cultura e l’assessorato alle politiche sociali e sanità del Comune di Prato.

I giovani coinvolti nell’attivazione di questo progetto sono stati i ragazzi e le ragazze della fascia di età 14-21 anni, dall’ascolto di quest’ultimi è emersa la loro forte necessità di ritrovare una dimensione della capacità sociale fuori dal proprio contesto familiare, fuori dalle proprie mura domestiche o dai luoghi formali pubblici o privati quali abitazioni, scuola, biblioteca, palestra, circoli, bar, per ricercare invece spazi meno formali, più aperti alle progettualità in divenire e spontanee da loro emergenti.

Mettere a disposizione luoghi informali significa attivare una relazione di fiducia e reciprocità tra le istituzioni, le associazioni, i luoghi formali e i giovani, intesi come singole unità portatrici di bisogni e interessi non canalizzati o raccolti in contenitori predefiniti e omologanti. Significa capacità di ascolto e definizione di strategie di accompagnamento non invasive e non prevaricanti o sovrapposte alle sole necessità emergenti del momento. Significa anche rendersi disponibili a cedere alcune prerogative e lasciare all’audotederminazione dei fruitori l’organizzazione delle attività, ancorchè in un contesto comunque protetto e monitorato. “Vogliamo dare una risposta concreta ai ragazzi che sono stati messi a dura prova dalla pandemia, che in alcuni casi ha aggiunto altre difficoltà a quelle già vissute – ha detto l’assessore Ilaria Santi – Per questo è stata creata una rete istituzionale di collaborazione e confronto con l’Usl e l’Ufficio Scolastico Provinciale, con l’obiettivo di formulare un progetto non calato dall’alto per dare spazi, aiuto concreto e risposte”. Sono oltre 1500 infatti i questionari che ad aprile 2021 che sono stati diffusi nelle scuole per capire come giovani e famiglie hanno vissuto di distanziamento, didattica a distanza, mascherine e obblighi da rispettare. “Ne è emersa l’esigenza di intervenire e di andare incontro a chi si è sentito più segnato da tutto il periodo pandemico con le sue restrizioni – ha sottolineato Maria De Simone. “Abbiamo formulato un’offerta che si articola in diverse forme – ha aggiunto il dottor Armellini – con laboratori che rispondono a diverse esigenze, ma tutti con una cornice non istituzionale”. Una caratteristica questa che ha trovato il parere positivo dei rappresentanti della Consulta degli studenti della Provincia, che proporranno il progetto anche alle altre Consulte toscane. “Si tratta infatti di una modalità di progettare e rispondere ai problemi che rappresenta un modello da seguire – conclude il vicesindaco Simone Faggi – Le istituzioni locali hanno rilevato un bisogno ascoltando le persone e fornendo loro gli strumenti per reagire. L’Amministrazione comunale ci mette risorse proprie (45mila euro) e contribuisce a creare una rete sociale di risposta attraverso le associazioni del Terzo settore, ma facendo un passo indietro per mettere più a proprio agio i ragazzi”.

Sulla base di queste premesse e fabbisogni, la cabina di regia composta dal Comune di Prato, dalla Provincia di Prato, dalla S.d.S. Area Pratese, dall’USP, dall’ASL Toscana Centro, dalle Associazioni del territorio che operano in ambito di socializzazione dei giovani ( PAMAT, Cieli Aperti, Coop. Sociale Alice, Codesign Toscana, Arci solidarietà Prato) ha lavorato sin dai primi mesi del 2022.

La cabina di regia, in seguito ad alcuni incontri, ha elaborato alcuni indirizzi, ed è stato assegnato al Comune di Prato il compito di redigere una proposta progettuale da realizzare in partenariato pubblico/privato, secondo i principi di sussidiarietà orizzontale, ricercando il miglior utilizzo e sinergia tra tutte le risorse disponibili.

 

 

 

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