Morte Sabri, chiuse le indagini sull’incidente mortale nella fabbrica. L’appello della famiglia: “Sia fatta giustizia”
Il legale della famiglia si rivolge alla filatura di Montale in cui il 21enne ha perso la vita, affinchè si trovi un accordo sui risarcimenti
Sono passati quasi due anni dalla morte di Sabri Jaballah, l’apprendista operaio di 21 anni che il 2 febbraio 2021 rimase schiacciato in un macchinario della filatura Millefili Spa a Montale. Le indagini sono chiuse e la Procura di Pistoia ha chiesto il rinvio a giudizio per Gabriele Galli, Andrea Rosati, Fabio Faggi, Alessandro Reali e Daniele Selleri, quest’ultimo legale rappresentante della società chiamata a rispondere quale responsabile amministrativo. I reati contestati sono cooperazione in omicidio colposo e concorso nella rimozione od omissione dolosa di cautele antinfortunistiche.
Sabri rimase incastrato con la spalla mentre stava effettuando delle operazioni di pulitura di una macchina apriballe e fu schiacciato da un grosso cilindro rotante. Numerose le perizie e accertamenti, compresi quelli medico-legali, eseguiti nel corso delle indagini, che contestano molteplici violazioni delle misure di sicurezza e carenze nei sistemi di protezione del macchinario.
Il prossimo 9 febbraio è fissata al Tribunale di Pistoia l’udienza preliminare nel corso della quale gli imputati potranno chiedere eventuali patteggiamenti o giudizi abbreviati.
In vista di quella data ed in prossimità del secondo anniversario della scomparsa di Sabri, la famiglia del giovane – i genitori e i due fratelli adolescenti di Sabri, gli zii e i cugini – che hanno vissuto in questi mesi il dolore con grande compostezza, hanno deciso di parlare per lanciare un messaggio affinchè sia fatta giustizia e affinchè tragedie simili non accadano più.
L’avvocato Cristiano Giovannelli, dello studio legale associato Previti-Giovannelli, che assiste la famiglia, si rivolge alla società Millefili Spa, con cui sono in corso le trattative, affinchè “sia trovato un accordo per definire da un punto di vista risarcitorio la vicenda ed evitare alla famiglia di dover partecipare al processo come parte civile”.
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