8 Marzo 2023

A Prato crescono le imprese femminili, soprattutto nell’agricoltura e nei servizi

Sono i dati diffusi dalla Camera di commercio Pistoia-Prato


Nonostante un contesto generale avverso dove la crisi energetica, la guerra in Ucraina e la pandemia prima hanno fatto da padrone, a fine 2022 sono 13.847 le imprese femminili attive nelle province di Pistoia e Prato, una presenza rilevante sui due territori che rappresenta il 24,5% del totale delle imprese. Un dato migliore rispetto la media regionale e nazionale. La presenza di imprese rosa è più elevata in provincia di Prato, dove raggiunge il 25,8% del tessuto imprenditoriale pratese, con 7.483 imprese femminili, rispetto alla provincia di Pistoia dove rappresenta il 23,2% del totale delle imprese complessive, con 6.364 imprese femminili. “Le difficoltà dello scorso anno hanno messo a dura prova le imprenditrici. – commenta Dalila Mazzi, presidente della Camera di commercio di Pistoia-Prato – Servono interventi a sostegno dell’imprenditoria femminile che facilitino la partecipazione delle donne al mondo del lavoro: strumenti per investire, per conciliare lavoro e famiglia e che aiutino a raggiungere la parità di genere.”

Nella provincia di Prato, caratterizzata da una forte quota di imprese manifatturiere, il maggior numero di imprese femminili si trova nel settore dell’industria con il 36,2%. Seguono il settore dei servizi dove si trovano il 30% delle imprese femminili, in particolare nei servizi operativi di supporto alle imprese e nei servizi alle persone. “L’imprenditoria femminile continua a rappresentare un caposaldo dell’economia del nostro territorio ed è fondamentale sostenerla. – aggiunge Patrizia Elisabetta Benelli, presidente del Comitato per la promozione dell’Imprenditoria Femminile – Per questo motivo quest’anno il Comitato si è impegnato per realizzare occasioni di formazione e di confronto: sono in programma sia incontri sulla brand identity per aiutare le imprenditrici a raggiungere gli obiettivi e potenziare i propri progetti che attività di sensibilizzazione verso le giovani donne. Un altro aspetto che abbiamo inserito nel nostro programma di attività è la certificazione di genere. ‘Il futuro è donna’ recita uno slogan, ma è dell’uomo che la donna ha bisogno per questo lungo cammino della parità. Occorrono forza ed energia perché il cammino si fa andando.”

 

FOCUS SULL’IMPRENDITORIA FEMMINILE A PRATO

Nella provincia di Prato le donne continuano a dare vita alle imprese: a fine 2022, come detto, sono 7.483 le imprese a conduzione femminile, lo 0,9% in più rispetto l’anno precedente. Il loro sviluppo, però, non è stato positivo in tutti i macro settori: il numero di imprese guidate da donne cresce con variazioni importanti nell’agricoltura (+4,3%) e nei servizi (+3,4%), in modo moderato nei servizi turistici, di alloggio e ristorazione (+0,5%) e nell’industria (+0,2%) e diminuisce nelle costruzioni (-4,2%) e nel commercio (-1,2%). Scendendo nel dettaglio, la moderata variazione del numero di imprese femminili attive nel manifatturiero è il risultato di una riduzione abbastanza pronunciata nell’industria tessile (-3,1%) a cui si contrappongono variazioni positive più o meno marcate in tutti gli altri settori. Mentre il commercio registra una flessione in gran parte dovuta alla componente degli esercizi di commercio al dettaglio (-2,0%). L’andamento positivo nelle attività dei servizi è dovuto in particolare ai servizi avanzati di supporto alle imprese (+8,3%), ai servizi operativi di supporto alle imprese e persone (+3,9%) e ai servizi alle persone (2,8%). In termini assoluti le imprese pratesi “rosa” sono maggiormente concentrate nel manifatturiero (2.706 imprese, di cui 1.912 nelle confezioni), nei servizi (2.245 imprese, di cui 925 nei servizi operativi di supporto alle imprese e 781 nei servizi alle persone), e nel commercio (1.750 imprese, di cui 861 nel commercio al dettaglio e 856 nel commercio all’ingrosso). Le imprese femminili attive pesano in particolar modo rispetto al totale delle imprese attive nei servizi alle persone (51,1%), nelle confezioni di articoli di abbigliamento (41,6%) e nel commercio al dettaglio (32,6%).

 

 

 

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