24 Marzo 2023

Rincari delle rette delle Rsa: fino a 300 euro in più al mese. Sindacati sul piede di guerra

Cgil Cisl e Uil lanciano una raccolta firme per chiedere la modifica della legge regionale che consente ai gestori privati delle Rsa di aumentare la quota sociale a carico delle famiglie


Non bastava l’aumento della benzina, dell’energia e di tutti i beni compresi quelli alimentari: il 2023 porta con sé anche l’aumento delle rette delle Rsa, che rischiano di diventare un salasso per pensionati e famiglie. Non proprio una sorpresa, visto che Prato non farà altro che andare a confermare una tendenza nazionale: Cgil Cisl e Uil denunciano che i gestori privati delle residenze sanitarie assistenziali stanno comunicando aumenti (in parte già avvenuti dal 1 gennaio, in parte osservabili dal 1 aprile) sulle quote sociali a carico degli utenti tra i 6 e i 10 euro al giorno. “Vediamo gestori che unilateralmente aumentano le quote sociali per cifre allarmanti. In base ai nostri calcoli, potrebbero esserci costi aggiuntivi per le famiglie di oltre 3000 euro all’anno. Consideriamo che già adesso la quota sociale è abbastanza onerosa e va dai 1000 ai 1500 euro al mese a famiglia”, ha detto Marco Bucci, segretario confederale Cisl Firenze-Prato. “Togliere altre centinaia di euro ai redditi familiari vuol dire mandare a rotoli mutui e affitti e mettere in seria difficoltà i cittadini”, ha aggiunto Rodolfo Zanieri, segretario confederale della Uil di Prato.

I sindacati chiedono più controlli e un maggiore intervento pubblico in quello che definiscono il “business” delle Rsa: attualmente sono 18 le strutture operative a Prato, per un totale di 850 posti autorizzati, ma con una prospettiva di aumento numerico (vedi le due che sorgeranno ai Lecci), segno – affermano Cgil Cisl e Uil – della redditività del settore. I sindacati organizzeranno presso le loro sedi una raccolta firme per modificare la legge regionale 995 del 2016 che prevede che le Rsa aumentino le rette in base ad un aumento dei servizi, appiglio normativo utilizzato in questa fase dai gestori delle strutture residenziali per giustificare gli aumenti. “Siamo di fronte non ad un aumento dei servizi – afferma Lorenzo Pancini, segretario generale della Cgil di Prato – in realtà si cerca con questo aumento delle tariffe di coprire i costi di servizio delle strutture”.

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