20 Aprile 2023

Tragedia via Ciulli, assolti dopo 13 anni Lorenzo Frasconi e Stefano Caldini

La Corte di Appello di Firenze ha ribaltato la sentenza di primo grado nei confronti dell'ex dirigente comunale e dell'ingegnere di Ferrovie dello Stato


Sono stati assolti dopo 13 anni con formula piena in Appello, per non aver commesso il fatto, gli ingegneri Lorenzo Frasconi e Stefano Caldini, imputati per la morte delle tre donne cinesi annegate nell’ottobre del 2010 nel sottopasso di via Ciulli. Nel 2016 l’ex dirigente del Comune di Prato e il direttore dei lavori di Ferrovie per lo Stato erano stati condannati rispettivamente a 2 anni e ad un anno e 8 mesi per omicidio colposo plurimo dal Tribunale di Prato. Oggi, la Corte di Appello di Firenze ha ribaltato il giudizio di primo grado esprimendosi nel merito e accogliendo con formula piena le istanze degli avvocati difensori, nonostante avesse potuto limitarsi a constatare l’intervenuta prescrizione, oramai già maturata da anni.
La sentenza è stata pronunciata nel pomeriggio di oggi, al termine dell’udienza in cui è stata sentita l’attuale segretaria generale del Comune di Prato per chiarire le competenze in capo ai vari uffici comunali riguardo alla gestione e manutenzione dei sottopassi.

“Pur a fronte della maturata prescrizione, il collegio ha ritenuto di verificare quest’aspetto con obiettività, compiendo un’analisi della ripartizione di competenze che in una vicenda di questo genere rappresenta un’urgenza processuale e giuridica. Si tratta di un approfondimento che tramite la consulenza tecnica dell’ingegner Alberto Nistri avevamo sollecitato fin dall’udienza preliminare e dal primo grado di giudizio – afferma Olivia Nati, avvocato difensore di Lorenzo Frasconi, la quale oggi ha discusso per oltre un’ora soffermandosi sui profili di attribuzione di competenze nell’ambito della pubblica amministrazione -. E’ emerso che i compiti che l’accusa assumeva disattesi non rientravano fra quelli attribuiti all’ufficio dell’ingegner Frasconi, il quale aveva la responsabilità del servizio mobilità e grandi infrastrutture. Finalmente, con questa sentenza, si chiarisce che se ci sono state responsabilità in ordine all’allagamento del sottopasso, queste non sono le sue ed è quindi stato riconosciuto quello per cui ci battiamo da anni: l’operato nella pubblica amministrazione di Lorenzo Frasconi non è in alcun modo censurabile”.

“Ringrazio l’avvocato Nati e sono riconoscente anche al compianto ingegner Alberto Nistri, i quali con grande professionalità e serietà hanno approfondito gli aspetti legati alle competenze, producendo osservazioni puntuali che purtroppo erano state ignorate nel processo di primo grado. Ho apprezzato l’operato del collegio giudicante che non si è accontentato della prescrizione ma ha prestato attenzione a tutti gli aspetti della vicenda” afferma Lorenzo Frasconi, per il quale si chiude un’odissea giudiziaria durata 12 anni e mezzo: “Sono andato in pensione nel 2015 e l’unico mio rammarico è di aver da allora limitato l’attività libero professionale, perchè non mi sentivo in cuore di proseguirla dopo la condanna subita in primo grado. Adesso finalmente le accuse sono svanite come neve al sole”.

Piena soddisfazione per la sentenza di assoluzione anche da parte di Sigfrido Fenyes, avvocato di Stefano Caldini, che era stato chiamato in causa per la carenza di un parere del Genio Civile all’atto della costruzione del sottopasso, nei primi anni Novanta. Secondo quanto emerso dalle perizie e dalle testimonianze del processo “il nulla osta del Genio Civile sarebbe stato sicuramente concesso senza alcuna prescrizione” afferma l’avvocato Fenyes, che aggiunge: “Accogliamo con favore la decisione della Corte di Appello, perchè dopo tanti anni rende giustizia e la rende con un approfondimento sui fatti che è stato compiuto malgrado il reato contestato fosse già prescritto. Un segno che i giudici hanno voluto comprendere fino in fondo questa vicenda, conclusasi con l’assoluzione con formula piena”.

La vicenda giudiziaria scaturita dalla tragedia di via Ciulli si chiude così, senza responsabilità accertate in sede penale. Per la morte delle tre donne cinesi in primo grado erano stati assolti altri due imputati: Sandro Gensini, all’epoca direttore generale di Asm e il dipendente di Trenitalia Paolo Berti.

Per quanto concerne i risarcimenti, alcuni dei parenti delle vittime hanno proceduto intentando causa civile: il Tribunale di Prato ha condannato il Comune di Prato ed Asm e dopo questa sentenza civile è intervenuto un accordo di transazione che ha visto pagare le Generali, con cui il Comune e la partecipata erano assicurati. La somma stanziata dalle Generali non è mai stata resa pubblica.

Quanto alla percorribilità del sottopasso, il tunnel è stato dissequestrato alcuni mesi fa dalla Corte di Appello ed è tornato nella disponibilità del Comune di Prato che però, prima di procedere alla riapertura, deve completare alcune opere di manutenzione all’infrastruttura, e deve aspettare che la Asl abbia completato la realizzazione della nuova cassa di espansione davanti al nuovo ospedale, intervento connesso alla nuova palazzina del Santo Stefano, che contribuirà alla messa in sicurezza idraulica della zona.

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments