8 Giugno 2023

Un migliaio di pratesi in piazza Duomo e alla processione del Corpus Domini

Il tradizionale rito si è ripetuto dopo lo stop dovuto alla pandemia. Nell'omelia il vescovo Giovanni ha invitato a riflettere «sull'uso smodato e smisurato» dei social da parte dei minori, «la ricerca dell'apparire spesso nasconde la sofferenza di essere soli»


Un migliaio di persone hanno partecipato alla messa solenne celebrata in piazza Duomo e hanno sfilato in processione per le strade del centro storico. Dopo lo stop imposto dalla pandemia, la sera di giovedì 8 giugno, in occasione della solennità del Corpus Domini, si è ripetuta l’antica tradizione della processione con il Santissimo Sacramento recato dal vescovo Giovanni Nerbini sotto il baldacchino.

Le associazioni, i gruppi, i movimenti appartenenti alla comunità ecclesiale di Prato hanno partecipato al rito per rinnovare la propria adesione di fede in Cristo eucarestia. La messa è stata concelebrata da una cinquantina di sacerdoti diocesani. Alla celebrazione e alla processione ha preso parte il sindaco Matteo Biffoni con alcuni membri di giunta.

 

 

Nell’omelia, pronunciata dal pulpito di Donatello, monsignor Nerbini, tra le varie riflessioni, ha voluto condividere con i tantissimi fedeli presenti in piazza la sua preoccupazione per l’utilizzo «smodato e smisurato di certa tecnologia», in particolare dei social network, da parte dei minori. A colpire il Vescovo è stata la decisione del Surgeon General (la massima istituzione medica statunitense) di aggiungere «l’uso costante di Facebook, Instagram e TikTok al fumo, alla guida in stato di ubriachezza e all’obesità nella lista dei gravi pericoli per la salute e la sicurezza, soprattutto dei ragazzi e dei giovani». Monsignor Nerbini ha osservato come «questa smodata ricerca dell’apparire nasconde spesso la sofferenza di essere soli». Secondo il Presule «solo se sapremo vivere, non solo sacramentalmente ma esistenzialmente queste modalità nuove, potremo non soltanto comprendere i segni della crisi e stigmatizzare gli interessi che calpestano l’uomo ed i più fragili, ma soprattutto divenire costruttori insieme a tanti altri uomini e donne, di una umanità nuova, di una società rinnovata». Poi un riferimento a Cristo, «che ha fatto della relazione amicale il segno di una paternità e fraternità che è la grande chiave che apre le persone a relazioni autentiche».

 

 

Come negli scorsi anni, a testimoniare la realtà multietnica di Prato, le preghiere e le invocazioni recitate durante la processione sono state lette nelle lingue delle maggiori comunità straniere presenti in città, a partire da quella cinese. La serata si è conclusa con la benedizione eucaristica impartita sui fedeli dal pulpito della cattedrale.

 

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