La cronaca di oggi, 20 settembre 2023 segnala due notizie apparentemente indipendenti ma in realtà facce di un medesimo e preoccupante aspetto. La prima riguarda il livello dei salari, scesi ai minimi storici nel distretto che nei mitici anni Settanta e Ottanta consentiva agli operai di acquistare oltre alla casa in proprietà nella quale vivere anche l’appartamento al mare. Oppure a promuovere la propria scalata sociale, trasformandosi da operaio in artigiano, imprenditore di sé stesso. Sull’abbassamento della media retributiva incide certamente la quota emersa delle imprese straniere, per le quali se da un lato c’è da rallegrarsi per l’avvenuto seppur parziale passo verso la legalità, resta la parte grigia dell’assenza di contrattazione collettiva e di discrepanza fra contratti e rapporti effettivi. I primi sono spesso sottoscritti al livello meno oneroso per il datore; i secondi ossia la prestazione di fatto, prevedono condizioni ben più pesanti per il lavotatore quanto a orari e mansioni. Con retribuzione a nero (quindi sfuggente ai rilevamenti statistici) per la quota eccedente quella stabilita. A Prato la media salariale è di 17mila euro (mille in meno per gli under 35). A Grosseto, penultima in Toscana, la media è di 4000 euro in più. A Lucca, dove il cartario impone il ciclo continuo compresi i ben remunerati notturni e festivi (chi non ha mai notato le ciminiere attive a qualunque ora transitando sull’A11, fra Altopascio e Capannori?) la media retributiva è di 32mila euro, la maggiore in Toscana. Dietro la facciata della Prato più povera si nasconde la città con meno diritti, minor potere d’acquisto e fatalmente minor livello di sicurezza sul lavoro. Poveri e indifesi. Più che mai, su la guardia.
L’altra notizia preoccupante riguarda l’accoglienza ai migranti. La Prefettura ipotizza tende nei Cas con spazi all’aperto. La soglia di dignità è abbondantemente superata. I migranti assegnati a Prato e provincia sono meno di 500. Anche su questo tema è spontaneo un confronto col passato. Prima del covid Prato accoglieva dignitosamente un migliaio di persone. Le associazioni preposte si facevano avanti per garantire dignità e svolgere il.proprio lavoro. Chi si opponeva, in tutta Italia, parlava di “business dell’accoglienza”. Oggi i fondi messi a disposizione dal governo non coprono le spese e non incentivano le Onlus: lo Stato, rimasto solo, ricorre alle tende. Non solo qui, ovunque. Per Prato, la Prato delle braccia spalancate che accoglieva, integrava e riscattava dalla miseria chi ci arrivasse con volontà di lavorare una definitiva presa d’atto.