Permettete l’autocitazione: tanti anni fa, di fronte dall’imbarazzo di Prato (quasi tutta, non un singolo ente) nella scelta se puntare tutto il puntabile sull’interporto di Gonfienti, oppure credere fino in fondo nel parco archeologico etrusco lì rinvenuto, feci un titolo ” I bastioni fra le ruote” che, purtroppo, ha sempre conservato attualità. Prato accettò le riduzioni dell’area interportuale imposte per legge a favore degli scavi, ma non fu interessata alla struttura museale che la vicina Campi colse al volo, esponendo alla sua Rocca Strozzi i reperti etruschi ritrovati a Gonfienti. Con un briciolo di malizia mi sono sempre chiesto perché gli Etruschi abbiano costruito solo sulla sponda sinistra del Bisenzio, risparmiando la zona dove Campi avrebbe realizzato di tutto, Gigli compresi. Un’etruscologa spiegò che le popolazioni fluviali (e loro navigavano da qui al Tirreno) sceglievano la sponda in base a criteri complessi. Criteri fhe per convinto rispetto degli antichi, non metterò in discussione.
Quasi tremila anni dopo resta tuttavia una incongruente sciocchezza esibire il parco archeologico metropolitano (ossia una città di vivi e non necropoli) più grande che ci sia, con il relativo museo in una città diversa, peraltro priva di insediamenti etruschi.
La guida turistica Rossella Foggi, su questo sito, spiegò che il museo è poco raggiunto dai pratesi e non interessa ai campigiani. Insomma, un capolavoro.
Per questa ragione, a cose fatte e senza possibilità di modificarle, domani (domenica 15) alle 14.30 un gruppo di persone manifesterà sulla pista ciclabile il dissenso alla rinuncia pratese (risalente a una ventina di anni fa) al museo vicino all’area degli scavi e all’ennesima foglia alla quale Prato rinuncia, spogliandosi come un carciofo (e non c’è ingiuria nell’accostamento). Tra l’altro a Campi, con la nascita dei Gigli Prato sacrificò definitivamente la peraltro mai esplosa vocazione commerciale del proprio centro.
Guida la manifestazione Maila Ermini, pasionaria con La Baracca di Casale, del teatro di periferia, povero e privato. Con lei Giuseppe Centauro, architetto, studioso di Gonfienti e centinaia delle oltre 1600 persone che firmarono una petizione archiviata in silenzio.
Ma oggi non sarà soltanto la giornata della protesta contro il “non fare” in campo culturale: sarà anche (con prosecuzione domani) la giornata del Fai, Fondo Ambiente Italiano. Porte aperte a un edificio (e a una funzione) che da ben 805 anni assiste i pratesi: lo Spedale Misericordia e Dolce, che proprio dieci anni fa passò la mano al successore Santo Stefano.
Visitabile col Fai anche Palazzo Vaj, gioiello settecentesco in centro storico. E la sede dell’Istituto Buzzi nel viale della Repubblica, trasferita lì da 50 anni, dopo una novantina trascorsi in piazza Ciardi, appena fuori le mura. Da visitare telai, filatoi, macchinari antichi accostati a tecnologie che profumano di futuro.
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- disegno di Marco Milanesi