28 Dicembre 2023

Crisi climatica, 2023 da bollino rosso per la Toscana. Legambiente: “Prato tra le più colpite”

Il rapporto di Legambiente realizzato in collaborazione con Unipol. "Gli eventi estremi diventeranno la nostra nuova normalità", ha detto il presidente di Legambiente Toscana


Il 2023 è stato un anno da bollino rosso per il clima, segnato da un trend in continua crescita degli eventi meteorologici estremi. A fare il bilancio di fine anno è l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, realizzato con Unipol, che traccia un quadro complessivo di quanto accaduto in Italia nel 2023. Gli eventi estremi in Italia sono saliti a quota 378, segnando un +22% rispetto al 2022, con danni miliardari ai territori e la morte di 31 persone. Il nord Italia, con 210 eventi meteorologici estremi, si conferma l’area più colpita della Penisola, seguita dal centro (98) e dal sud (70). Tra le città più colpite in Italia: Roma, Milano, Fiumicino, Palermo e Prato, invece a livello regionale, Lombardia ed Emilia-Romagna con, rispettivamente, 62 e 59 eventi che hanno provocato danni, seguite da Toscana con 44, e da Lazio (30), Piemonte (27), Veneto (24) e Sicilia (21).

In aumento soprattutto alluvioni ed esondazioni fluviali (+170% rispetto al 2022), le temperature record registrate nelle aree urbane (+150% rispetto ai casi del 2022), le frane da piogge intense (+64%); e poi le mareggiate (+44%), i danni da grandinate (+34,5%), e gli allagamenti (+12,4%). Eventi che hanno segnato un 2023 che ha visto anche l’alta quota in forte sofferenza con lo zero termico che ha raggiunto quota 5.328 metri sulle Alpi e con i ghiacciai in vistosa ritirata. Nello specifico, nella Penisola si sono verificati 118 casi di allagamenti da piogge intense, 82 casi di danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 39 di danni da grandinate, 35 esondazioni fluviali che hanno causato danni, 26 danni da mareggiate, 21 danni da siccità prolungata, 20 casi di temperature estreme in città, 18 casi di frane causate da piogge intense, 16 eventi con danni alle infrastrutture e 3 eventi con impatti sul patrimonio storico. Tra i casi più rilevanti nel 2023 ci sono state le alluvioni della Piana Metropolitana del 2 e 3 novembre. In particolare, le province di Firenze, Prato e Pistoia hanno assistito a esondazioni dei corsi d’acqua e allagamenti diffusi, con danni stimati (a livello regionale) per oltre 4 miliardi di euro e ben 8 vittime.

“Abbiamo ancora gli occhi gonfi di tristezza e stupore per l’enorme tragedia che ha colpito Campi Bisenzio, Prato, Montemurlo, Agliana, Quarrata (oltre a Lamporecchio e Rosignano), ma i dati del bilancio finale di Città Clima 2023 ci dicono che questa diventerà la nostra nuova normalità; – commenta Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana – per questo non sarà più possibile indugiare in politiche territoriali a dir poco irresponsabili. Nella Piana non potrà più esser collocato il progetto di nuovo aeroporto di Firenze, ma dovrà invece essere realizzata la più grande operazione di desigillatura del suolo della storia della nostra regione”.

Il 2023 diventerà con molta probabilità anche un nuovo anno record per le temperature medie mondiali: lo scorso novembre è stato il sesto mese consecutivo a registrare temperature record, come rilevato dal servizio europeo sul cambiamento climatico di Copernicus (C3s), con una temperatura media globale di 14,22 gradi centigradi, superiore di 0,32°C al record precedente del novembre 2020. Anche in Italia il 2023 ha fatto registrare temperature record in diverse aree, specialmente nelle città di Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Sardegna e Sicilia. Temperature record non solo in estate, ma anche in autunno. Ad esempio, il 1° ottobre 2023 alla stazione meteorologica di Firenze Peretola sono stati registrati 33 gradi centigradi: un valore che ha battuto il precedente record fatto registrare nell’ottobre 2011, con oltre dieci gradi di differenza rispetto alla media del periodo. A Prato, nello stesso giorno si sono registrati 32°C alla stazione meteorologica di Prato Università, che ha eguagliato il record per il mese di ottobre fatto registrare nel 1985.

Si tratta di un quadro assai preoccupante – sottolinea Legambiente – a cui si aggiunge il fatto che l’Italia è ancora senza un Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti climatici. Per l’associazione ambientalista il Paese continua a rincorrere le emergenze senza una chiara strategia. Serve una road map climatica nazionale non più rimandabile, fondata su tre pilastri: il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici da approvare senza più ulteriori ritardi, stanziando adeguate risorse economiche (ad oggi assenti) per attuare il Piano; una legge contro il consumo di suolo, che ancora manca all’appello dopo oltre 11 anni dall’inizio del primo iter legislativo, e per la rigenerazione urbana, snellendo le procedure per abbattimenti e ricostruzioni; superare la logica dell’emergenza agendo invece sulla prevenzione.

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