11 Gennaio 2024

Ecuador sotto attacco, i missionari pratesi stanno bene, anche se «qui la situazione è gravissima»

Don Giovanni Finocchi è parroco a Quevedo insieme al fratello don Luca. Il Paese Sudamericano è attraversato da una eccezionale ondata di violenza, il governo ha introdotto lo stato di emergenza


«Abbiamo paura, siamo molto preoccupati, ma stiamo bene». A parlare è don Giovanni Finocchi, sacerdote della diocesi di Prato, da oltre trent’anni missionario in Ecuador insieme al fratello don Luca. Da alcuni giorni il Paese Sudamericano sta vivendo una delle peggiori crisi sociali della propria storia. Tutte le città sono nel caos perché preda di bande criminali legate al narcotraffico protagoniste di una ondata di violenza senza precedenti. Il governa sta prendendo misure eccezionali – tra queste il coprifuoco dalle 23 alle 5 – ha introdotto lo stato di emergenza e parla di ‘conflitto armato interno’.

«Qui le gente rimane a casa, non esce perché sa di essere in pericolo – aggiunge don Giovanni – anche io ho preferito non uscire, ma oggi vorrei raggiungere una delle tante comunità sparse che fanno parte della mostra missione pastorale. Mi hanno detto: “padre non venire”. Ma oggi vorrei andare da loro». I fratelli don Giovanni e don Luca da sei anni reggono la parrocchia di San Cristobal nella città di Quevedo, una realtà di 35mila abitanti, poi ci sono dodici piccole comunità che si stanno formando e che sono raggiunte dall’attività pastorale dei due sacerdoti pratesi, grazie anche alla collaborazione di tre suore boliviane.

In Ecuador ci sono anche due comunità delle suore di Iolo (a Quito e ad Atacames) e don Bruno Strazieri (anche lui a Quito), sacerdote della diocesi di Prato, già parroco a San Quirico di Vernio.

Lo scorso novembre monsignor Carlo Stancari, parroco di Santa Maria delle Carceri, era andato in Ecuador per incontrare don Luca e don Giovanni. Quando tornò a Prato, tra le altre cose, ci disse: «La maggior parte delle persone decedute e registrate nei registri parrocchiali sono morte ammazzate, solo nel breve periodo del mio soggiorno in Ecuador sono state uccise tre persone nella parrocchia accanto e il medico della zona è stato sequestrato perché si era rifiutato di pagare il pizzo. La situazione è veramente difficile».

Ora la situazione sembra essere fuori controllo. Temete per la parrocchia e la vostra incolumità? «È un rischio da mettere in conto, ma andiamo avanti. Come ogni crisi anche questa si normalizzerà, certo è che il traffico di droga e le scorribande dei narcotrafficanti stanno generando una malvivenza diffusa. Le due cose si sommano. Questo è il problema».