28 Febbraio 2024

Cade il tabù su Berlinguer ti voglio bene: sarà trasmesso in tv

Lunedì 4 marzo su La7 il film con Roberto Benigni girato a Prato. Presentazione di Augias con l'attore e Veltroni


 

Per 47 anni nessuna televisione lo ha mai mandato in onda. A rompere il tabù attorno al film Berlinguer ti voglio bene, opera prima come attore, soggettista e sceneggiatore di Roberto Benigni al fianco del regista Giuseppe Bertolucci sarà La7 che lunedì 4 marzo lo trasmetterà in coda  al  programma La Torre di Babele, condotto da Corrado Augias e dedicato a cosa resta oggi di Enrico Berlinguer. Il film sarà preceduto da una conversazione di Augias con Roberto Benigni e Walter Veltroni. Si parlerà fra l’altro del ruolo che il leader del Pci  ricoprì negli anni Settanta feriti dal terrorismo e sulla figura quasi messianica che rivestì per le folle che  aspettavano un suo cenno, per mobilitarsi.

L’annuncio della Torre di Babele e del film in onda lunedì 4 marzo su La7

Berlinguer ti voglio bene è rimasto fuori dalle tv e non solo, sia per il divieto di visione ai minori di 18 anni che lo accompagnò al debutto  nelle sale, sia per lo stigma connesso al turpiloquio che, come in un torrenziale flusso di coscienza, scandisce i monologhi di Cioni Mario-Benigni nella campagna assolata e gli aspri dialoghi con Bozzone interpretato da Carlo Monni. Un eccesso di realismo, rispetto alla stessa consuetudine toscana di ricorrere alle parolacce come modo corrente di interloquire e alle bestemmie quali strumento non per inverire contro Dio, ma per certificarne l’esistenza. “I toscani hanno il cielo negli occhi e l’inferno in bocca” sintetizzò Malaparte, ispirandosi al contrasto fra l’armonia del territorio e il linguaggio scurrile e dissacratorio spesso utilizzato, quasi per contrappasso, da chi vi abita.

Roberto Benigni in Berlinguer ti voglio bene

Berlinguer ti voglio bene è la trasposizione sullo schermo di caratteri ed umori della periferia di Prato di quasi cinquant’anni fa, irreversibilmente incamminata nella conversione da rurale a manifatturiera, ma dove tutto sembra ancora appartenere al mondo contadino. Un film da cui promanano colori, rumori, clamori di una campagna che opponeva le ultime resistenze alla città in espansione, che ne avrebbe  fagocitato i dintorni e le rispettive identità.

il “moderatore” di Pòle la donna…

Sentimenti primordiali, tagliati con l’accetta, pulsano ancora nelle case del popolo, crocevia e crogiolo di inquietudini individuali e collettive, espresse senza filtro, né rispetto. Il dibattito introdotto dall’eterno quesito “Pole la donna permettisi di pareggiare con l’omo?“e il secco NO immediatamente opposto dallo stesso “moderatore” aggiunse l’ulteriore barriera del politicamente corretto alla trasmissione in tv della pellicola. Una pellicola che vede la madre del Cioni ridotta dal figlio a oggetto sessuale  per il pagamento di un debito di gioco, con toni talmente grevi da offuscare lo stesso fine di denuncia che percorre l’intera opera.
Quella donna sciatta, sopravvissuta con istinto animalesco al degrado umano e sociale circostante, è una coraggiosa Alida Valli al tramonto della carriera, ma subito a proprio agio in quell’impervio ruolo. Ruolo al quale Valentina Cortese, interpellata per prima, oppose un garbato, secco rifiuto.

Alida Valli in Berlinguer ti voglio bene

Ma il realismo di Berlinguer ti voglio bene si sublima in un altro aspetto, che ne rende preziosa la riesumazione da parte della tv: la stretta coincidenza fra i luoghi del film e i luoghi reali in cui fu girato, i quali intervengono nella narrazione con la forza del protagonista e non con l’anonimato di un generico scenario. Le case del popolo di Galciana (per la tombola e il Pòle la donna), Vergaio, San Piero a Ponti, Quarrata esprimono il carattere diretto e ruspante di chi realmente le frequentava. Dai campi coltivati sembrano promanare effluvi e profumi di stagione; di Casale, Baciacavallo, viale Nam Dinh, Mezzana, Tobbiana, risaltano istantanee d’epoca che si stentano a riconoscere, mezzo secolo dopo.

Una scena girata nel cantiere di Pratilia

Ma è la scena madre del film, girata nel cantiere di Pratilia con l’aspro, disperato confronto fra il muratore Cioni e  Bozzone, a suscitare, oggi, emozioni insospettabili allora. Luogo alieno che la città non assimilò mai, restò deserto, degradato, infine demolito. La speranza di futuro che accompagnò il nascere di Pratilia si è affievolita e spenta col tempo: metafora perfetta del Sol dell’Avvenire che non sarebbe mai spuntato. Neanche per gli ostinati, immarcescibili innamorati di Berlinguer.

 

 

Buongiornoprato@tvprato

disegno di Marco Milanesi

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