15 Aprile 2024

Addio a Renzo Cecchini, uomo delle luci al Metastasio e anima del Politeama

Lavorò coi piu grandi registi. Negli ultimi anni si era impegnato nel recupero del Chiesino di Narnali


Si è spento all’età di 78 anni Renzo Cecchini, elettricista, poi direttore tecnico del Metastasio ed anima a fianco di Roberta Betti nel recupero del Politeama Pratese. La salma è esposta alla Pubblica Assistenza, i funerali martedì 16 alle 10.30 nella chiesa di Narnali. Messaggi di cordoglio inviati dal sindaco Biffoni e dal presidente del Consiglio comunale Alberti alla moglie Manuela e alla figlia Silvia. A loro anche le condoglianze di Tv Prato.


Renzo Cecchini

Renzo Cecchini era l’uomo delle luci. Comandava il funzionamento di riflettori, lampade, spot sul palcoscenico del Metastasio obbedendo alle istruzioni di Ronconi, Lavia, Castri e illustre compagnia, aggiungendo molto del suo sapere di luci e di teatro. E quei grandi incassavano. Un po’ meno Ronconi, il solo davanti al quale Renzo faceva un passo indietro. Perché Cecchini era d’un pezzo, con quel caschetto biondo da paggio rinascimentale e gli occhi chiari e brillanti sembrava uscito da una commedia del ‘500 o in quell’epoca ambientata, stile La cena delle beffe. Quelle commedie dove c’è sempre un toscano scaltro in mezzo ai potenti.

Elettricista di scena, successore del mitico Polo Innocenti divenne direttore tecnico del teatro Metastasio, prima di uscirne per la pensione e poi fino all’ultimo si dedicò alla causa di un teatro che rischiava di andar perduto e Roberta Betti cercava di rianimare. Anche in quel caso, Cecchini fu l’uomo delle luci. Non solo di quelle elettriche che, a problemi risolti, avrebbe acceso in sala, ma di luci metaforiche, utili a trovar la strada mentre c’era molto buio, attorno al Politeama.

Amava il teatro, ma amava soprattutto le persone e la vita, di cui il teatro è uno dei piaceri da lui prediletti. Assieme alla tavola, dove Renzo fondeva l’uno e l’altro, gustando i piatti e tenendo banco nelle discussioni come può solo chi abbia visto e vissuto molto teatro. A cena, quante messinscene e scherzi inferti o subiti con la congrega del Cenacolo, palati fini e lingue salaci. E nelle cene meno gourmet, con la pizza di mezzanotte dopo gli spettacoli, era bello tirar tardi con lui e Roberta Betti.
Frequentò ogni compagnia, anche non teatrale. Lo trovavi al Psi, seguendo la passionaccia politica che lo vide comprimario fra tanti leader, portatore d’acqua e di voti e animatore di circoli ed eventi. E lo vedevi al circolo parrocchiale di San Paolo, alla cena annuale che dal 2013 è dedicata al ricordo di Nedo Coppini, il fotografo della città. L’ultima impresa da uomo delle luci, Renzo Cecchini la compì prima del Covid, quando contribuì a sensibilizzare la popolazione di Narnali affinché sostenesse lo sforzo della diocesi nel recupero del Chiesino antico. ridotto a ripostiglio. Renzo andava fiero di quella rinascita e mi convinse a dedicarle una foto nel volume Prato le 100+1 meraviglie. Un omaggio meritato alle periferie, dopo tanto centro storico, che devo a lui, franco, scabro e profondamente passionale in ciò che gli piaceva e in cui credeva.

Buongiornoprato@tvprato.it

disegno di Marco Milanesi

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