17 Aprile 2024

Gonfienti, accordo tra Comune e gruppo archeologico L’Offerente per l’accoglienza dei visitatori

L'intesa riguarda anche la cura del sito archeologico e del laboratorio del Mulino di Gonfienti


Il Comune di Prato e il Gruppo Archeologico “L’Offerente” (G.A.O.) siglano un patto di collaborazione per la valorizzazione dell’area di Gonfienti: l’accordo riguarda la cura del sito archeologico e del laboratorio del Mulino di Gonfienti, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi offerti e l’accoglienza dei visitatori.
L’attività è svolta a titolo di volontariato dal Gruppo Archeologico “L’Offerente” (G.A.O.), nato nel 1994 per volontà di Maurizio Bini e Alberto Bonaiuti, e che fin dalla costituzione è impegnato nella ricerca e valorizzazione del patrimonio archeologico della provincia di Prato.
L’intesa è stata stipulata ai sensi del “Regolamento comunale per la gestione condivisa dei beni comuni urbani. Collaborazione tra cittadini e Comune”, nell’ambito dell’accordo tra il Comune di Prato e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato; il Gruppo Archeologico “L’Offerente” si impegna a svolgere le attività secondo una programmazione che sarà definita dalle parti, di norma mensilmente, in accordo con la Sopraintendenza, e riguarda sia le visite che saranno organizzate in primavera e in estate che l’accoglienza delle scolaresche e dei singoli visitatori.


Fondato nel VI secolo avanti Cristo, il centro etrusco di Gonfienti è ubicato fra il Bisenzio, il torrente Marinella e la Calvana; un sito di primaria importanza, a poca distanza dal centro di Prato, dove sono stati rinvenute le testimonianze delle fasi più antiche del territorio, dall’abitato della metà del II millennio a.C., risalente all’Età del Bronzo, al vasto insediamento etrusco di età arcaica, fino alle strutture di età romana. Nell’area sorge anche il Mulino di Gonfienti (nella foto sopra): una struttura suggestiva, con una torre del XII secolo, che ospita il laboratorio di restauro e il laboratorio di diagnostica della Soprintendenza, dove si opera in particolare sui reperti emersi dalla vicina area archeologica. ​

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