13 Dicembre 2024

Calenzano, un secondo intervento di manutenzione previsto nel giorno del disastro

Secondo gli inquirenti nello stabilimento erano presenti due raccoglitori di vapori che non sempre funzionavano, per cui talvolta venivano chiuse alcune corsie di carico del carburante


Non solo i lavori su una linea benzina dismessa: il giorno del terribile incidente al deposito Eni di Calenzano erano previste altre opere. In particolare ci sarebbe stato anche un macchinario che lavorava per alzare un carrello. È quanto emerge dai primi accertamenti sugli interventi di manutenzione straordinaria in corso lunedi mattina, quando una perdita di liquido infiammabile durante le operazioni di carico di un’autocisterna alla pensilina 6 ha generato una nuvola di vapori, a cui ha fatto seguito l’esplosione, per una causa di innesco da accertare. Secondo gli elementi acquisiti dalla Procura, all’interno dello stabilimento erano presenti due raccoglitori di vapori, uno di grandi dimensioni ed uno più piccolo, che non sempre funzionavano, per cui talvolta venivano chiuse alcune corsie.

Eni, in una nota, precisa tuttavia che la seconda manutenzione prevista sull’impianto di Calenzano non era ancora iniziata al momento in cui si è verificato l’incidente. “In relazione a quanto riportato circa un secondo intervento di manutenzione presso le pensiline di carico del deposito di Calenzano – scrive la società – tale secondo intervento (da parte di altra ditta autorizzata) era sì previsto in esecuzione nella mattinata, ma fisicamente non ancora iniziato e pertanto non in corso al momento dell’esplosione”.

Lunedi mattina il procuratore Luca Tescaroli, assieme ai carabinieri e ai tecnici della Asl, si recherà per un nuovo sopralluogo al deposito di Calenzano. Assieme a loro ci saranno i periti già nominati dalla Procura, esplosivisti e chimici, a cui se ne aggiugeranno altri di nuova nomina: ingegneri esperti di impiantistica strutturale e professionisti nel campo dell’organizzazione delle cautele per i lavoratori. Al vaglio, oltre alle carte per le lavorazioni in corso, ci sono poi tutti i documenti legati alle verifiche di sicurezza per un impianto soggetto alla direttiva Seveso, che prevede il monitoraggio costante di ogni possibile rischio e l’elaborazione di piani di sicurezza sia esterni che interni all’azienda, che devono essere valutati ed approvati della Prefettura e del Comitato Tecnico Regionale. Proprio sull’adeguatezza e sulla messa in opera degli stessi piani di sicurezza saranno compiuti i dovuti approfondimenti investigativi.

Nel frattempo proseguono le operazioni per la compiuta identificazione di tutte e 5 le vittime, le cui salme saranno rese libere nei prossimi giorni.
I carabinieri del nucleo investigativo di Firenze stanno passando al setaccio anche in queste ore i sistemi di videosorveglianza per cercare altre immagini utili, oltre quella circolata poche ore dopo l’esplosione del 9 dicembre. In quel video di quasi un minuto, pur ‘sgranato’, le immagini riportavano il diffondersi di una piccola nube di vapori alla base della corsia 6 di carico di carburanti pooco prima dell’esplosione.

Proseguono, intanto, anche i colloqui investigativi coi testimoni, innanzitutto autotrasportatori, addetti dell’impianto e manutentori esterni. Vengono sentiti tutti quelli che sono in grado di riferire qualcosa di utile, a partire dai testimoni diretti presenti la mattina del 9 dicembre. Anche l’acquisizione di documenti delle aziende è un’altra attività delegata dalla procura di Prato per raccogliere gli elementi utili a definire vari aspetti, fra cui i rapporti fra committente Eni e appaltatore, modalità di servizio riguardo alla manutenzione straordinaria in corso nel sito e le attività di accesso e carico delle autocisterne per la clientela.