10 Dicembre 2024

Deposito Eni, il punto sull’inchiesta: l’allarme dato alle 10,21, una nuvola che si solleva da terra e il boato ripresi dal video

Le immagini di videosorveglianza interna hanno ripreso l'accaduto alla pensilina numero 6 dove c'è stato l'innesco


L’inferno di fuoco e l’esplosione che hanno provocato morte e distruzione al deposito Eni di Calenzano si sono sprigionati dalla pensilina numero 6 nella zona dedicata al rifornimento, che conta dieci prese di carico. In quel momento erano cinque le autobotti che si apprestavano a fare il pieno di carburante come si intravede in questo video delle immagini interne di sorveglianza, che immortala il momento esatto del dramma. Nelle immagini si vede un’autocisterna allontanarsi lentamente dalla zona delle pensiline; da terra si solleva una nuvola di fumo o di gas (cerchiata in rosso nella foto) e pochi istanti dopo la fiammata della deflagrazione.

Da qui, dal punto di innesco del rogo, sono partite le indagini della Procura di Prato che potranno contare sulle testimonianze di due sopravvissuti. Il primo è l’autista di un’autobotte che si è accorto di un malfunzionamento del sistema di carico e alle 10,21 e 30 secondi ha schiacciato un pulsante per dare l’allarme. L’uomo si è subito allontanato e pochi secondi dopo è stato travolto dalla deflagrazione salvandosi per miracolo. Il secondo testimone è un uomo che ha detto di aver visto la perdita di un liquido poco prima dell’esplosione. Da capire anche il ruolo di alcuni addetti alla manutenzione, che sarebbero stati presenti nei pressi delle pensiline.
Il procuratore Luca Tescaroli ha nominato 4 consulenti tecnici e un ausiliario. Dovranno ricostruire come è avvenuto l’innesco e come si è generata l’esplosione che è costata la vita a 5 persone e ha portato al ferimento di altre 9, di cui due gravi.
Tra i tecnici nominati dalla Procura ci sono anche l’esplosivista Roberto Vassale e il chimico esplosivista Renzo Cabrino. Entrambi hanno tra l’altro già lavorato come periti nella strage di Capaci, inchiesta di cui si è occupato il procuratore di Prato Luca Tescaroli quando era pm a Caltanisetta.
L’inchiesta della Procura, che contesta l’omicidio colposo plurimo, passerà al vaglio tutti i sistemi di sicurezza del deposito Eni, uno stabilimento costruito nel 1956, esteso per 170.000 metri quadrati e soggetto alla direttiva Seveso, compreso fra quelli a rischio di incidente rilevante e soggetto a periodici controlli. Sul sito di Ispra è riportato che “lo stabilimento è stato sottoposto ad ispezione disposta ai sensi dell’art. 27 comma 6 dal Ministero dell’Ambiente”. Ispezione aperta in loco il 6 giugno 2023 e chiusa il 20 settembre 2023.

Al deposito di Calenzano, tramite oleodotti, arrivano dalla raffineria Eni di Livorno e vengono stoccati in serbatoi atmosferici cilindrici diversi prodotti petroliferi (benzina, gasolio e kerosene), in attesa dell’invio alle pensiline di carico delle autobotti. La gestione delle operazioni di riempimento dei serbatoi e di carico delle autobotti viene effettuata tramite una sala controllo. Per fortuna l’area dei serbatoi non è stata coinvolta dalle fiamme, altrimenti l’incidente avrebbe avuto proporzioni apocalittiche.
L’intero stabilimento – confinante con aree produttive, commerciali e residenziali – è stato posto sotto sequestro. Si preannunciano tempi molto lunghi prima che possa tornare in funzione. Almeno fino a quando non saranno fugati i dubbi legati all’esistenza di adeguate condizioni di sicurezza atte a mantenere in loco un deposito di queste dimensioni.