Franco Cirelli e Gerardo Pepe, i due operai della Sergen, in tuta bianca su un carrello elevatore in movimento, che lavorano ad un intervento di manutenzione fra la pensilina 6 e la 7 dell’area di rifornimento del deposito di carburanti Eni. Alle loro spalle una copiosa fuoriuscita di liquido che genera una densa nube, pochi secondi prima della terribile esplosione costata la vita a loro e a Vincenzo Martinelli, Carmelo Corso, Davide Baronti, i tre autotrasportatori morti nel drammatico incidente dello scorso 9 dicembre. E’ quanto si vede nelle nuove immagini di videosorveglianza dell’impianto Eni divulgate dalla Procura di Prato, che sta indagando per omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni e rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
Il procuratore Luca Tescaroli ha reso noto un ulteriore elemento emerso nel corso di un sopralluogo avvenuto ieri pomeriggio: “una tubazione riposta sulla struttura pensile, che, in corrispondenza di due flange, risulta essere priva dei bulloni di sicurezza, come ha appurato quest’ufficio”.
E’ proprio in prossimità di questo punto che i lavoratori Sergen stavano operando la mattina del disastro. Nel video paiono non accorgersi della copiosa perdita di liquido e del pericolo imminente. Ad accorgersene, nei momenti successivi, è stato l’autista di un’autobotte che alle 10,21 e 30 secondi ha schiacciato un pulsante per segnalare il malfunzionamento del sistema di carico. Subito dopo l’uomo si è allontanato e pochi secondi dopo è stato travolto dalla deflagrazione salvandosi per miracolo.
L’inchiesta prosegue per accertare la rispondenza dei piani di sicurezza interni ed esterni nel deposito Eni, uno stabilimento soggetto alla legge Seveso per rischio industriale rilevante. Già in passato erano emerse criticità, come fa notare Uiltrasporti Toscana. “È datata 2021 la segnalazione che il sindacato fece ad Eni e per conoscenza alla ASL su possibili malfunzionamenti al sistema di recupero vapori nel deposito di Calenzano. “Dalle informazioni pervenuteci – scriveva Uiltrasporti – risulterebbe che tale anomalia riguardi il recupero dei vapori per cui il malfunzionamento provocherebbe fuoriuscita di idrocarburi, facendo si che i vapori derivanti dagli idrocarburi caricati e stoccati nel sito in questione si propagano nell’ambiente circostante…”. In seguito a questa segnalazione – ricorda il segretario generale Michele Panzieri – il sito fu chiuso per alcuni giorni”.