Ancora disordini al carcere della Dogaia. Ieri l’ennesimo evento critico, come denunciato da Ivan Bindo del sindacato di polizia penitenziaria Uilpa. Anche questa volta ad avere la peggio sono stati gli agenti della polizia penitenziaria che, solo grazie ai nuovi dispositivi di protezione individuale, non sono stati costretti a fare ricorso alle cure del pronto soccorso. Due detenuti di origine magrebina hanno iniziato a creare disordini e a mettere a repentaglio la sicurezza dell’istituto creando un principio di incendio nelle proprie celle. L’intervento del personale del reparto di polizia penitenziaria, con l’ausilio del reparto traduzioni e piantonamenti, ha evitato il peggio. I due si sono armati di spranghe di ferro ricavate dalle finestre divelte, lame rudimentali, bombolette di gas incendiate e quando gli agenti hanno aperto le celle per portarli in salvo, si sono scagliati contro gli operatori aggredendoli. Già dalla mattina i due detenuti si erano resi protagonisti di danneggiamenti alla struttura, soprattutto all’impianto idrico, tanto da costringere l’area sanitaria a sgomberare una parte degli uffici.
“Non sappiamo davvero più cosa dire, sia ai colleghi che continuano a lavorare in queste assurde condizioni, sia a chi ci chiede di intervenire affinché vengano tutelati tutti gli operatori in servizio – affermano i sindacati Sappe, Sinappe, Osapp, UIL PA Polizia Penitenziaria, Uspp, FP CGIL -. Cerchiamo quotidianamente di fare emergere quanto sta avvenendo nella casa circondariale di Prato, dove ormai i detenuti superano quota 630, di cui molti arrivati dal distretto per disordini creati altrove. Gli agenti? Ovviamente pochi e lavorano sempre nonostante gli sforzi messi in campo, sotto il livello minimo di sicurezza per poter gestire tale portata di detenuti. Un sistema ormai al collasso senza freni, dove a farne le spese sono sempre gli operatori in prima linea. La carenza delle linee guida fondamentali come un Comandante titolare e un Direttore assegnato stanno facendo si che questa situazione diventi inarrestabile”.