7 Gennaio 2025

Piano lavoro sicuro, Berti: “I numeri ne dimostrano l’efficacia”

Il responsabile del piano lavoro sicuro snocciola i numeri e risponde a Milone e Mazzetti.


“Il piano lavoro sicuro nei suoi 10 anni di attività ha consentito di ispezionare quasi 20.000 imprese a conduzione cinese, rilevando carenze su molteplici versanti: 1.752 dormitori abusivi, 1.620 impianti elettrici non a norma, 2.610 attrezzature non conformi, 2.767 situazioni di carenza igienica”. A snocciolare i numeri è il direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana centro Renzo Berti, che fa il bilancio dei risultati ottenuti dal piano. Berti intende anche rispondere agli esponenti di Forza Italia Milone e Mazzetti, che nei giorni scorsi hanno messo in discussione l’efficacia dei controlli del piano. Al 30 giugno – fa sapere la Asl – le prescrizioni nei confronti delle aziende non a norma hanno portato all’incasso di quasi 28 milioni di sanzioni.
Berti specifica che nel tempo grazie ai controlli si è avuto un miglioramento netto nelle condizioni di sicurezza, intervenendo in particolare sulla promiscuità tra ambienti di vita e di lavoro, “fonte di gravissimi rischi molto diffusi quando il piano ha preso inizio e all’origine della tragedia del 1 dicembre 2013”.
Nell’area pratese le imprese in regola per la sicurezza, quando il piano ha preso avvio erano meno del 20%.
Nel 2024 sono risultate il 63,6%.

“Da sempre è stata segnalata l’importanza di affiancare a questa preziosa attività, intensificandola come richiesto anche dalla sindaca di Prato, quella di controllo sullo sfruttamento della manodopera che, come dovrebbe essere arcinoto, esula dalla competenza delle Aziende Sanitarie. Nell’occasione feci presente che il tavolo dell’illegalità ha tre gambe: la mancanza di sicurezza, l’evasione fiscale ed appunto lo sfruttamento del lavoro – prosegue Berti – Possiamo oggi dire che la prima, su cui come detto si concentra la nostra competenza, si è nettamente abbassata. Ridurre il rischio di infortuni e malattie professionali non vuol dire legittimare il lavoro nero o il mancato pagamento delle tasse, ma casomai agevolare anche questi percorsi da parte di chi (non certo il Servizio Sanitario Regionale) se ne deve occupare”.