22 Gennaio 2025

Violenza sessuale sul luogo di lavoro, imprenditore condannato. Cgil parte civile: “Sindacato porto sicuro in cui rifugiarsi”

E' la prima volta in Italia che il sindacato si è costituito parte civile in un processo per violenza sessuale sul luogo di lavoro


Ha patteggiato 240 ore di lavoro di pubblica utilità presso un’associazione di volontariato l’imprenditore imputato di violenza sessuale nel processo che per la prima volta in Italia ha visto anche la Cgil costituirsi parte civile. La parole fine è stata messa a dicembre, quando il giudice delle udienze preliminari Marco Malerba ha accolto la proposta di patteggiamento dell’uomo accusato di aver costretto una dipendente a subire violenza sessuale sul luogo di lavoro, abusando dell’autorità derivante dalla sua posizione di datore di lavoro. L’episodio risale al dicembre 2021: il titolare, un uomo cinese di 47 anni, ha spostato la mascherina alla donna, tentando di baciarla in bocca. A seguito dell’episodio la lavoratrice ha presentato querela e ha ottenuto assistenza legale tramite lo Sportello donna della Cgil di Prato. A maggio, la decisione del sindacato di costituirsi parte civile tramite l’avvocata Amelia Vetrone. “E’ stata fatta una diversa valutazione”, hanno risposto i sindacalisti della Camera del lavoro in conferenza stampa, quando è stato fatto loro notare l’assenza nell’elenco delle parti civili, invece, nel processo per la morte di Luana D’Orazio. Nel caso della lavoratrice molestata, la Cgil ha richiamato come il reato contestato “abbia danneggiato anche l’onorabilità della Camera del Lavoro di Prato e della Filctem che quotidianamente pongono l’attenzione sulla sicurezza nell’ambito lavorativo anche e soprattutto con riferimento alla discriminazione di genere”. “Il significato di questa vicenda è duplice – commenta il segretario Filctem Cgil Prato e Pistoia Yuri Meneghetti -. Le lavoratrici devono sapere che non sono sole e possono trovare nel sindacato chi le affianca in tutti i percorsi, compreso quello legale. Dagli atti si evince poi che il sindacato può partecipare al processo a tutela delle persone ed è danneggiato da chi si approfitta di un proprio dipendente sul luogo di lavoro”. “Il sindacato si conferma un porto sicuro in cui i lavoratori si possono rifugiare in caso di bisogno”, ha detto Cristina Pierattini della segreteria della camera del lavoro. L’imprenditore, in particolare, è stato condannato a rifondere alla parte civile le spese di costituzione e difesa in giudizio.
Secondo l’Istat, nel biennio 2022-2023 il 13,5% delle donne lavoratrici hanno subito molestie sul luogo di lavoro. Percentuale che sale al 21% per le lavoratrici fino a 25 anni. Numeri che, assicura il sindacato, che ancora non hanno squarciato il velo sui casi di violenza nelle aziende, molto più numerosi delle denunce che poi vengono sporte dalle vittime. “La violenza sessuale sul luogo di lavoro si porta dietro un ricatto sociale, che è quello dello stipendio, e che fa sì che il lavoratore o la lavoratrice non denunci. Questo processo è un atto politico importante: sapere di poter avere un punto di riferimento che ti assiste e ti accompagna è un aspetto fondamentale che può rassicurare il dipendente”, ha detto l’avvocata Amelia Vetrone.