15 Febbraio 2025

Dogaia, giovane detenuto si uccide in carcere inalando gas da una bomboletta

È successo ieri pomeriggio, mentre questa mattina all'alba si è suicidato un carcerato a Sollicciano. Il sindacato di polizia penitenziaria Uilpa: "nelle carceri del Paese dove vige una pena di morte di fatto che colpisce in maniera indiscriminata detenuti e lavoratori"


Aveva poco più di trent’anni il detenuto di nazionalità marocchina che ieri pomeriggio si è ucciso nel carcere della Dogaia inalando il gas di una bomboletta da campeggio. Oggi, alle prime ore dell’alba, un altro detenuto si è tolto la vita, questa volta nel carcere di Sollicciano, si tratta di un rumeno di 39 anni. “Balza così a undici la tragica conta dei ristretti che si sono suicidati dall’inizio dell’anno, due a Sollicciano, cui bisogna sommare un operatore”, dice Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria.

Per la casa circondariale pratese è il primo dall’inizio dell’anno, nel 2024 sono stati quattro i suicidi avvenuti all’interno delle mura del carcere di Maliseti. Una situazione drammatica, denunciata più volte dai sindacati di polizia penitenziaria e dalle istituzioni politiche.

“Continua, nostro malgrado e nella sostanziale indifferenza della politica di maggioranza, la strage nelle carceri del Paese dove vige una pena di morte di fatto che colpisce random, in maniera indiscriminata a prescindere dall’eventuale reato commesso e indifferentemente che si sia detenuti o lavoratori”, dice ancora De Fazio, che denuncia l’estrema difficoltà nella quale si trovano a lavorare gli agenti di custodia: “turni di servizio che si protraggono ininterrottamente anche oltre le 12 ore e la negazione di diritti di rango costituzionale per poi vedere svilito ogni sacrificio con morti, traffici illeciti, malaffare e violenze di ogni genere che dilagano. Per non parlare delle 3.500 aggressioni subite nel corso del solo anno 2024. In Toscana, poi, non aiuta l’atteggiamento di chiusura del Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria in relazione alle nostre richieste d’interlocuzione proprio sulle problematiche che interessano gli istituti penitenziari di Prato e Firenze”.

Tra le richieste quella di diminuire il numero dei detenuti, “sono 16mila i reclusi oltre i posti disponibili”, e di aumentare gli organici di polizia, ad essere mancanti sono “più di 18mila unità”, senza contare “le altre figure professionali”, e poi occorre “ammodernare le strutture, le infrastrutture e gli equipaggiamenti e assicurare l’assistenza sanitaria”.

 

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Tra le prime reazioni politiche è arrivata una nota del segretario provinciale del Pd di Prato Marco Biagioni, che ha parlato di  “una vita spezzata perché lo Stato ha fallito di fronte a un ragazzo che aveva tutta la vita davanti. A questa orribile tragedia se ne è aggiunta un’altra a pochi chilometri da noi, nel carcere di Sollicciano. Due suicidi in 12 ore sono il segno di un sistema penitenziario al collasso. Il dramma delle carceri italiane non può più essere ignorato. La Dogaia è priva di un direttore effettivo, mancano figure fondamentali come educatori e personale sanitario, le condizioni di vita dei detenuti sono inaccettabili, il personale della polizia penitenziaria è sottodimensionato. Senza polemiche, chiedo al governo come si possa pensare di aumentare i reati puniti con il carcere quando le nostre strutture non sono nemmeno in grado di gestire la situazione attuale”.

Il giovane detenuto suicida era uno studente dell’istituto superiore aperto all’interno del carcere della Dogaia. “Questa perdita ci colpisce profondamente perché era un nostro studente, un giovane che aveva scelto di intraprendere un percorso di istruzione nonostante le difficoltà. La scuola in carcere rappresenta un’opportunità di crescita, riscatto e reinserimento sociale, ma da sola non basta: serve un sistema di sostegno più forte e condizioni di vita dignitose per chi è detenuto”, affermano i dirigenti scolastici Teresa Bifulco (Cpia 1 Prato), Francesca Zannoni (Datini), Claudia Del Pace (Dagomari) e Alessandro Marinelli (Buzzi). “Come scuole carcerarie – sottolineano i quattro presidi – ribadiamo il nostro impegno per offrire ai detenuti un’istruzione di qualità, un’opportunità di crescita e di cambiamento. Ma è necessario un investimento più ampio in politiche educative, sociali e di supporto psicologico per prevenire il senso di abbandono e disperazione che porta a tragedie come questa”.