22 Marzo 2025

Ancora violenza alla Dogaia, detenuto svuota l’estintore addosso alle guardie

L'episodio è stato denunciato dalla Funzione pubblica della Cgil


Un nuovo episodio di violenza all’interno del carcere della Dogaia: a denunciarlo è la Funzione pubblica della Cgil. Giovedì sera un detenuto di nazionalità marocchina, già noto per precedenti episodi di aggressività, ha dato vita ad una protesta violenta. La scintilla è scaturita da una discussione con il personale di polizia penitenziaria durante la chiusura delle camere detentive. Nel corso dell’alterco, il detenuto è riuscito ad afferrare un estintore e, dopo aver rimosso la sicura, ha spruzzato la schiuma contro gli agenti intervenuti a contenerlo. La situazione è rapidamente degenerata, coinvolgendo anche un secondo detenuto che si è scagliato contro il personale di polizia penitenziaria: solo il pronto intervento di altri agenti ha evitato conseguenze peggiori. Un agente ha riportato una ferita all’occhio e problemi respiratori dovuti all’inalazione della sostanza, rendendo necessario il trasporto al pronto soccorso di Prato, dove gli è stata diagnosticata una prognosi di tre giorni. La Fp Cgil torna a denunciare la grave carenza di organico all’interno del carcere pratese: “Una situazione ormai insostenibile – scrive il sindacato in una nota – soprattutto considerando la crescente presenza di detenuti con problematiche psichiatriche e comportamentali. La gestione di questi soggetti richiede risorse adeguate, che attualmente mancano”. Il coordinatore nazionale Donato Nolè aggiunge: “Lo Stato ha abbandonato il carcere di Prato. Nonostante le promesse, ad oggi nulla è cambiato. Il personale continua a operare in condizioni di estremo disagio e insicurezza, senza il supporto necessario.”

“I detenuti, sempre più aggressivi, utilizzano gli estintori come armi improvvisate, rendendo il lavoro degli agenti un’attività pericolosa e imprevedibile. Ormai, chi entra in servizio lo fa con il timore di non uscire indenne”. Lo rimarca il segretario toscano del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe). “A rendere ancora più grave la situazione – continua – è l’assenza di un comando stabile: da troppo tempo, la struttura è priva di un direttore e di un comandante titolari. Questa mancanza di una leadership chiara e autorevole impedisce una gestione efficace del carcere e contribuisce al senso di impunità e anarchia che sembra regnare tra i detenuti. Non è più possibile ignorare la gravità della situazione. Le istituzioni devono prendere provvedimenti immediati per garantire la sicurezza del personale e ristabilire l’ordine all’interno della struttura”.