È stato eseguito il sequestro preventivo, emesso dal giudice per le indagini preliminari, delle quote sociali dell’azienda “Arte Stampa s.r.l.”, con sede legale a Prato, operativa nel settore della stampa di tessuti per abiti da donna, gestita da imprenditori cinesi, dei locali della ditta e di quanto contenuto all’interno, oltre che dei beni mobili e immobili della medesima impresa. Il giudice ha convalidato il sequestro emesso in via d’urgenza dalla Procura e ha emesso un autonomo decreto di sequestro, ritenendo configurabili i reati di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, nonché di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nei confronti del titolare di fatto e del suo principale emissario nella gestione dell’impresa, già destinatari della misura cautelare personale, confermata dal Tribunale del Riesame.
Il giudice ha in particolare sottolineato come l’esercizio dell’attività d’impresa sia stata esercitata mediante l’impiego di lavoratori stranieri in stato di fragilità e di bisogno e sottoposti a ritmi di lavoro massacranti in un ambiente insalubre e insicuro per l’utilizzo di macchinari pericolosi (quali calandre, plotter industriali, ramose, generatori di vapore), attrezzature semoventi, come carrelli elevatori, per il cui impiego i lavoratori irregolari non erano stati adeguatamente formati.
E’ stata accertata una condizione di sfruttamento lavorativo nei confronti di quattordici dipendenti cinesi privi di permesso di soggiorno e di almeno altri quattro regolari. Gli operai venivano sfruttati dovendo lavorare 12 ore (e in alcuni momenti anche di più), sette giorni su sette, con retribuzione sottosoglia (perlopiù in contanti, salvo che per alcuni regolari ai quali veniva corrisposta una piccola parte con bonifico) e condizioni alloggiative e igienico sanitarie precarie. Un gruppo di lavoratori era costretto a dormire sul luogo di lavoro e in un locale adiacente alla sede dell’azienda. Un ruolo significativo nelle indagini è stato svolto da dieci lavoratori che hanno collaborato con l’autorità giudiziaria. Fra questi anche un uomo vittima di tentato omicidio nella sede della società.
Sono stati nominati due amministratori giudiziari per verificare se esistano le condizioni per riavviare l’attività e riportare alla legalità l’esercizio dell’attività d’impresa, regolarizzando la posizione dei lavoratori vittime di sfruttamento. In caso di impossibilità di ripresa verrà esaminata la possibilità di liquidazione, in considerazione dell’ingente valore dell’azienda.
Sono risultati assunti, oltre ai quattordici clandestini, cinquanta lavoratori, dei quali solo sei inquadrati con un contratto di lavoro a tempo pieno, mentre gli altri sono risultati assunti con un contratto part time di quattro ore al giorno per cinque giornate a settimana.
Le indagini sono state condotte con la collaborazione del dipartimento della prevenzione dell’Asl Toscana Centro e dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Prato.