“Il cielo dentro di noi”. E’ questo il titolo del nuovo progetto della diocesi di Prato per il Giubileo 2025, a cura del regista pratese Massimo Luconi. In programma tre spettacoli tra marzo e aprile in tre diverse chiese del territorio. “In questo momento storico dell’egemonia delle tecnologie che massificano la cultura e la privano del potere innovativo ed “energetico”, in un momento in cui la politica sembra a poco a poco disattendere speranze di riflessione, ecco che appare necessario e urgente interrogarsi, creare nuovi spazi di libertà dove lo spirito dell’uomo possa coltivare l’arte e la singolarità. Una dimensione che dà importanza alla parola e al gesto, al rapporto diretto, personale con la comunicazione”, si legge nella presentazione del progetto. Tre spettacoli con la regia di Massimo Luconi, che hanno forte desiderio di portare gli spettatori in una riflessione attraverso l’emozione del flusso poetico in uno spazio dove ognuno scava in profondità nel solco della conoscenza, cercando un nutrimento non finalizzato alla consumazione immediata dell’oggetto.
Il primo appuntamento è per il 22 marzo alle 21 nella Chiesa di San Fabiano con “La Passione di Charles Peguy”, partitura per voce e musica con Laura Cravedi voce recitante, Maria Elena Romanazzi canto e le musiche originali di Mirio Cosottini.
Sabato 29 marzo ore 21.00 alla Chiesa Santa Maria della Pietà il “Poema della croce” di Alda Merini, drammaturgia sonora con musiche originali Mirio Cosottini con Fernando Maraghini e Vincenza Pastore voci recitanti, Flo canto.
Infine sabato 5 aprile ore 21.00 alla Chiesa di San Bartolomeo in Piazza Mercatale, “Preghiera per la pace” dall’opera di Leopold Sedar Senghor Concerto recital con Mirio Cosottini (piano e tromba), Dialy Mady Cissoko ( Kora), Papi Thiam ( percussioni e canto) e Fernando Maraghini ( voce recitante).
E’ un ritorno alla sacralità in una religione, dove l’uomo è di nuovo al centro, sacerdote e iniziato, spettatore e protagonista, in uno spazio dove ognuno coltiva la propria libertà.
Attraverso il teatro e la poesia si può capire il mondo senza giudicarlo, trovare chiavi di interpretazione di una società che sta mettendo insieme i pezzi con l’aiuto della scienza, che però non riesce a dare tutte le risposte. Come dice Peter Brook, uno dei grandi maestri del teatro contemporaneo: “ Il teatro è un alleato esterno del cammino spirituale, ed esiste per offrire bagliori, inevitabilmente brevi, di un mondo invisibile che permea quello di tutti i giorni, ed è normalmente ignorato dai nostri sensi”.
Queste le parole di Massimo Luconi: “Il progetto Il cielo dentro di noi nasce all’interno di un mio personale lavoro sul rapporto fra teatro, poesia e spiritualità, in un percorso di ricerca fra poesia e musica, tra spettacolo dal vivo e riflessione profonda sui grandi temi del nostro contemporaneo. Dopo quasi 50 anni di teatro, mi piace, quando è possibile, riservarmi uno spazio al di là dei grandi allestimenti e dei teatri, per il silenzio della parola e la riflessione profonda attraverso l’emozione del flusso poetico. Insieme ad alcuni interpreti con cui ho lavorato spesso negli ultimi anni, svilupperemo un percorso di ricerca sulla vocalità, tra musicalità pura e attenzione alla drammaturgia”. Uno spazio sacrale ma nello stesso tempo aperto a differenti influssi, democratico e sincretico fra diverse culture, dove ognuno può portare la propria sensibilità.
Da segnalare infine che da maggio a settembre è in programma anche un laboratorio poetico con un gruppo di migranti africani richiedenti asilo “Come una scheggia nella ferita. La poesia africana”. L’idea che ispira il progetto è quella di costruire un percorso che si apre alla poesia e all’incontro, per ridare valore alle relazioni tra le diverse parti del mondo, nella consapevolezza che la ricchezza di risorse artistiche e creative presenti nei paesi d’origine dei popoli migranti e delle altre culture costituiscono un terreno di confronto e scambio culturale di fondamentale importanza, in grado di favorire processi di integrazione e crescita sociale. La ricchezza della dimensione multiculturale, il legame con le terre d’origine, il rapporto con l’altro, saranno gli ambiti che ci aiuteranno a gettare uno sguardo diverso, in un ideale rapporto sincretico e di reciproca crescita culturale ed umana. Un percorso dove si stabiliscono rapporti e dialoghi per valorizzare storie individuali e collettive, il presente e il passato. Il nucleo centrale sarà la comunicazione attraverso la poesia africana , il suo rapporto con le lingue di origine dei migranti, che si innesta sulla ricchezza delle altre facendo interagire il gruppo su un progetto insieme alla comunità che li ospita.