13 Marzo 2025

Malaparte, una lettera inedita conferma la conversione in punto di morte

La figlia del senatore Guido Bisori ha donato alla Biblioteca Roncioniana due missive del grande scrittore pratese e un testo scritto da una delle suore testimoni della scelta di fede


Malaparte si convertì sul letto di morte? La questione è dibattuta dal 19 luglio 1957, quando il grande scrittore pratese morì a Roma nella clinica Sanitrix accudito da alcune suore infermiere. Una di queste, suor Giuditta Rolleri, superiora della comunità, scrisse una lettera al senatore Guido Bisori per ringraziarlo «del bellissimo e storico discorso» che l’illustre politico pratese, in quel momento Sottosegretario agli Interni, aveva tenuto per commemorare Malaparte. Nella lettera la religiosa parla della «bella, grande vittoria che la Madonna Ss.ma ci à concesso – a gloria di Dio e della Chiesa ed a bene delle anime, dandoci una conversione così completa e spassionata del caro Malaparte». Questa testimonianza, fino a oggi inedita, è stata resa nota grazie alla donazione compiuta da Maria Bisori, figlia del senatore, alla Biblioteca Roncioniana. Lo scorso 25 febbraio tre lettere dell’archivio personale Bisori sono state consegnate nelle mani del bibliotecario, il canonico Marco Pratesi. Si tratta di due missive inviate da Curzio Malaparte a Guido Bisori e della già citata lettera della suora.

 

il testo integrale della lettera è stato pubblicato sul settimanale Toscana Oggi nell’edizione di questa settimana.

 

La prima è un testo dattiloscritto e firmato dallo scrittore pratese inviato da Forte dei Marmi il 30 maggio 1954, nel quale Malaparte sollecita alcuni interventi a favore dell’ospedale Misericordia e Dolce di Prato e invita Bisori alla prima della Fanciulla del West di Puccini, per la quale aveva curato l’allestimento nell’ambito del Maggio Musicale Fiorentino.
Nella seconda lettera, scritta a mano, Malaparte da Roma informa il senatore di un suo prossimo comizio elettorale a Prato, con il quale si sarebbe presentato alla cittadinanza come candidato per il Partito repubblicano per le elezioni comunali del 1956. Lo scrittore non venne eletto e in un celebre articolo pubblicato nella rubrica «Battibecco» all’interno della rivista Il Tempo illustrato dette addirittura la colpa al vescovo Fiordelli, reo di aver «manipolato la lista democristiana».

 

La terza lettera donata, come sopra scritto, è quella di suor Giuditta. «Mio padre – dice Maria Bisori – aveva sempre parlato della conversione di Malaparte e lo ha fatto anche nella commemorazione funebre dello scrittore. Ho deciso di donare questi documenti di grande valore storico per fare un omaggio a mio padre e perché ritengo ne sarebbe stato contento. Aveva un rapporto personale molto intenso con Malaparte, Bisori era un grande cristiano e questa conversione lo rendeva felice. Considero queste lettere troppo importanti per essere conservate in un archivio privato». L’avvocato Mauro Giovannelli, marito di Maria Bisori e presidente della Fondazione eredità Marco Roncioni che sovrintende la Biblioteca, commenta con soddisfazione questa nuova acquisizione: «Conserviamo importante materiale su Malaparte, abbiamo prime edizioni autografe e scritti giovanili che non si trovano in commercio, sono orazioni da studente liceale. Le lettere donate da mia moglie hanno un grande valore storico – dice Giovannelli –, in particolare la testimonianza della suora, che documenta in modo inequivocabile la conversione di Malaparte al cattolicesimo. Era un’anima eccezionale, si era dato tutto al Signore. Mio suocero ne era convinto».
Nella lettera, suor Giuditta, riferendosi al cammino di fede dello scrittore, scrive al senatore: «Era una di quelle anime che quando danno, danno tutto e veramente, all’ultimo era proprio tutto di Dio».

 

Don Pratesi: una ulteriore conferma della conversione di Malaparte

 

Della conversione dell’autore di «Maledetti toscani» si parla in modo diffuso e puntuale nella celebre pubblicazione «L’ultimo viaggio di Malaparte», edita dal Centro Culturale Cattolico nel 1998 e curata da monsignor Giuseppe Billi. Questo libretto, pubblicato in occasione del centenario della morte dello scrittore, contiene un testo di monsignor Pietro Fiordelli, nel quale il primo vescovo residenziale di Prato parla del proprio rapporto con Malaparte. Si racconta del «battibecco» elettorale del 1956, poi risolto da uno scambio epistolare tra i due, e anche della visita che il Vescovo fece alla clinica Sanatrix accompagnato dal senatore Bisori. Fiordelli ha sempre parlato di una conversione «vera e cosciente», scrive che «fu un lento cammino, silenzioso e riservato, che durò tutte le lunghe settimane che passò in clinica». La questione però è dibattuta e non manca chi, come il biografo Giordano Bruno Guerri, ha sempre detto che l’avvicinamento alla fede fosse forzato o di facciata. Certo è che questa nuova e inedita testimonianza aggiunge un ulteriore tassello a quanto riportato da Fiordelli, da padre Rotondi e anche dal giornalista Aldo Borrelli, direttore di Malaparte al Corriere della Sera.