6 Aprile 2025

“Prato oggi e domani”, Via Magnolfi e le culle dei forti


Via Magnolfi è, assieme a viale Piave, la strada più moderna del centro storico. Progettata per collegare piazza Duomo con la Grande Conquista portata dal progresso ottocentesco: la stazione lungo la ferrovia per Lucca e Viareggio. Una via nata ampia, ariosa, pronta per una mobilità cittadina, che presto sarebbe profondamente cambiata. Oggi l’immagine e la reputazione di via Magnolfi sono segnate da una puntata delle Iene che, quasi dieci anni fa, la inchiodò al destino di strada dello spaccio, al progressivo Risiko delle botteghe etniche e delle abitazioni di centroafricani e pakistani. Poi venne il machete impugnato dall’uomo che, nell’inverno 2024, lo brandiva inseguendo un rivale.

Invece dovrebbe essere una delle strade più care alla storia civile e culturale. Altrove le istituzioni avrebbero sicuramente affisso una lapide alla casa natale di Curzio Malaparte (a Lucca in via Cenami l’omologa abitazione di Mario Pannunzio, fondatore e direttore del Mondo, è così segnalata e Curzio fu molto più di un giornalista che interpretò e indirizzò fermenti e progetti del suo tempo). E dire che quelle celebrazioni non erano sconosciute agli stessi pratesi, in tempi di maggior orgoglio e sensibilità.  Nel 1869 in via Magnolfi fu posta una lapide alla casa dove 400 anni prima era nato Filippino Lippi, “precursore di Raffaello”, figlio di Filippo Lippi e Lucrezia Buti. Il padre, grande pittore rinascimentale, che quella casa comprò mentre- senza fretta- completava gli affreschi nel Duomo; la madre, giovane suora, strappata al convento dall’amore per lui. I pratesi del secolo successivo e dell’attuale non hanno avvertito il bisogno di indicare casa Malaparte, sempre in via Magnolfi, lato opposto a quella dell’artista. Dal 1998 c’è una targa in plexiglass, affissa dal Rotary Prato, che riporta un passo dello scrittore, ma educatamente tace (non spetta a un privato annunciarlo) che lì Malaparte nacque e visse la prima infanzia, segnata da ricordi indelebili.

Se una città sconfessa i propri padri, come meravigliarsi che a decidere la reputazione di una via siano Le Iene o un machete? E dire che Malaparte dettò in Maledetti Toscani un passo profetico:

S’apre qui davanti a me la via Magnolfi, che i vecchi pratesi chiamano ancora via Nuova […….], dove siamo nati, Filippino Lippi ed io: con nello sfondo lo Spazzavento acuto e bizzoso. Il mio monte di quando ero ragazzo a Coiano, a Santa Lucia”.

Quale migliore invito, scolpito a inizio strada o inciso su un totem turistico?  Se questo pare troppo, almeno una lapide alla casa Natale di Curzio e magari un intervento per rendere leggibile quella per Filippino, quasi indecifrabile, oggi, nel biancore del marmo.

Se è possibile paragonare le piccole cose alle grandi, nei Sepolcri Foscolo descrive per prime le Urne di uno scrittore (Machiavelli) e di un artista (Michelangelo). Allora perché continuare ad avere ritegno, vergogna oppure solo insensibilità e cialtroneria, per ignorare che riunite in una strada abbiamo le nostre culle dei forti?

P.S. Sempre in via Magnolfi nacque nel 1902 Guido Bisori, sottosegretario democristiano nei primi governi del dopoguerra. Se fossero giudicati maturi i tempi per ricordarlo, ecco una culla in più.

Piero Ceccatelli 

Disegno di Marco Milanesi