7 Aprile 2025

Tentato omicidio nel circolo, fermato il sesto uomo del commando della “guerra delle grucce”

L'uomo, 35 anni ex soldato dell'esercito cinese, è stato trovato in un ristorante alla periferia di Padova 9 mesi dopo il delitto


E’ stato arrestato in un ristorante alla periferia di Padova il sesto e ultimo uomo del gruppo cinese che il 6 luglio scorso, all’interno del circolo Number One di via Scarlatti, tentò di uccidere Chang Meng Zhang, imprenditore inserito nel mercato delle grucce. Gli altri cinque esecutori materiali del tentato omicidio furono arrestati dalla squadra mobile nei giorni successivi al fatto, tra la Calabria e la Sicilia.

Come evidenziato dalle indagini della Procura di Prato, il fatto di sangue avvenuto nel circolo pratese fu una vera e propria spedizione di “un commando misto “fujanese e dello Zhejiang”, proveniente appositamente dalla Cina per tutelare con il ricorso alla violenza gli interessi imprenditoriali del gruppo monopolista nel settore delle grucce”.

La vittima dell’agguato (sopra alcune immagini dal sistema di videosorveglianza del locale, e le foto degli arrestati) fu accerchiato e colpito ripetutamente con cocci di bottiglia e fendenti di coltello, eviscerato all’addome, preso a calci e pugni. Portato in ospedale dal gestore del locale, Chang Meng Zhang fu sottoposto a diversi interventi chirurgici e una volta sventato il pericolo di vita, ha iniziato a collaborare con la giustizia, fornendo elementi utili alle indagini. Non si tratta di una figura “immacolata”: nel passato della vittima c’è una condanna in via definitiva per l’omicidio volontario di Zhijian Su, referente dell’impresa Eurotrans/Oulian, commesso a San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli, nel marzo 2006.

Il sesto uomo fermato a Padova, dopo nove mesi di indagini e grazie al fondamentale contributo delle intercettazioni telefoniche, è un 35enne, ex soldato dell’esercito della Repubblica Popolare cinese.

L’uomo è stato compiutamente identificato grazie alla collaborazione del consolato cinese. È stato così agevolato, per una volta, l’ingente sforzo investigativo degli inquirenti della squadra mobile, impegnati in uno sforzo considerevole per contrastare l’escalation criminale che dal giugno 2024, fra incendi dolosi, estorsioni e fatti di sangue, caratterizza la comunità cinese sul territorio di Prato.

Con il fermo del 35enne si è chiuso il cerchio sugli autori materiali del fatto, che potevano contare su una rete di collegamenti in Italia per sparire dopo l’agguato. I primi 4 fuggitivi furono rintracciati su un’auto in Calabria grazie ai sistemi di geolocalizzazione. Il quinto uomo fu fermato due giorni dopo in Sicilia. Tutti e cinque, tuttora sottoposti a misura cautelare in carcere, sono a processo con giudizio abbreviato. A dare un contributo fondamentale alle immagini, nella fase iniziale, sono state le immagini di videosorveglianza del locale. L’analisi dei fotogrammi del video hanno portato ad individuare uno degli aggressori, la cui utenza cellulare è stata rapidamente soggetta ad intercettazione. Da lì è partita un’intensa attività di indagine che in nove mesi ha consentito di chiudere il cerchio.