Effettuata l'autopsia sul cadavere di Maria Denisa. E' stata decapitata con un unico fendente.
Ha confermato quanto già confessato negli interrogatori resi ai magistrati della procura di Prato, ai quali nei giorni scorsi ha raccontato di aver ucciso le connazionali Denisa Maria Adas e Ana Maria Andrei, poi ha poi negato di essere coinvolto in altri omicidi. E’ quanto ha riferito l’avvocato Diego Capano in merito all’interrogatorio di garanzia per l’udienza di convalida del fermo a cui stamani è stato sottoposto in carcere a Prato il suo assistito, Vasile Frumuzache, guardia giurata 32enne, di origine romena, arrestato mercoledì scorso. L’uomo si trova in isolamento alla Dogaia dopo aver subito un’aggressione dal cugino di una delle vittime, a sua volta recluso nel carcere pratese.
La procura ha attivato accertamenti su donne scomparse in tutte le città in cui il 32enne ha vissuto. Alcuni indizi trovati nella perquisizione a casa del reo confesso farebbero infatti ipotizzare agli inquirenti che possano esserci altre vittime oltre ai due casi scoperti finora. La Procura ha deciso inoltre di disporre l’esame di sette anni di traffico telefonico da e verso gli apparecchi fissi e cellulari di cui ha avuto disponibilità nel corso di questo periodo Frumuzache.
La prossima settimana saranno effettuati nuovi sopralluoghi nei pressi del casolare abbandonato di Montecatini Terme dove sono stati trovati i resti delle due donne uccise per verificare l’eventuale presenza di altri indizi, o anche resti di vittime.
Entrambi gli omicidi sono avvenuti quando la moglie del 32enne si trovava lontana da casa per motivi familiari o di lavoro. Frumuzache ha escluso il coinvolgimento di altre persone, ma anche su questo aspetto gli inquirenti stanno svolgendo approfondimenti, per accertare se l’assassino possa aver agito con l’aiuto di uno o più complici.
Dall’autopsia effettuata stamani sul corpo di Maria Denisa, in avanzato stato di decomposizione, non è stato possibile definire se la vittima sia stata strangolata prima di essere decapitata, come riferito dall’assassino, mentre sarebbe emerso che la decapitazione è avvenuta con un unico fendente, inferto probabilmente con qualcosa di simile ad un’ascia o una mannaia.
L’assassino ha riferito di aver agito nella stanza del residence di via Ferrucci usando un coltello da cucina trovato nell’alloggio, ma anche questa circostanza andrà vagliata, dato che sul posto non sono state trovate tracce di sangue e la decapitazione inferta con un colpo netto non collimerebbe con l’arma che l’assassino ha riferito di aver usato.
La moglie e i due figli piccoli dell’omicida sono stati portati via dalla casa di Monsummano Terme dove hanno abitato finora, posta sotto sequestro, e condotti in una struttura protetta.